Razzabastarda
Tratto dalla piece teatrale "Cuba and his teddy bear" di Reinaldo Povod, l’esordio registico di Alessandro Gassman, immerso in un contrastatissimo bianco e nero che richiama in un certo senso alla memoria "L’odio" (1995) di Mathieu Kassovitz, apre immediatamente con l’attore che, armato di motosega, si cimenta in un grottesco battibecco con Nadia Rinaldi, presa ad insultarlo.
Con un figlio interpretato dal Giovanni Anzaldo di "Romanzo di una strage" (2012) e che ha allevato senza madre, è a uno spacciatore di droga rumeno immigrato in Italia trent’anni prima che concede anima e corpo il protagonista de "La donna della mia vita" (2010), impegnato nel cercare di dare al ragazzo un’esistenza diversa e migliore rispetto alla sua.
Quindi, mentre ci si chiede come sia possibile, per un individuo cresciuto in determinati, degradati ambienti, prendere tutt’altra strada, quello che viene costruito nel corso della quasi ora e cinquanta di visione è, soprattutto, il rapporto tra i due; contornati da uno stuolo di personaggi spazianti da una prostituta con le fattezze della Madalina Ghenea vista ne "I soliti idioti" (2011) a un avvocato con quelle di Michele Placido.
Ed è proprio un divertente dialogo tra quest’ultimo e il giovane a rientrare tra i momenti più riusciti dell’operazione, che, al di là del succitato classico francese che ha provveduto a portare al successo Vincent Cassel, sembra in parte prendere quali modelli di riferimento anche "Trainspotting" (1996) di Danny Boyle e, comunque, diverso cinema indipendente americano degli anni Novanta.
Del resto, il maggiore pregio dell’insieme finisce per essere rappresentato proprio da un certo taglio generale internazionale, capace di emergere, nonostante l’abbondanza di dialetto romanesco sfoggiato.
Ma, come spesso avviene quando ci si trova per la prima volta dietro la macchina da presa, l’attenzione concessa al lato estetico non sembra essere tanta quanto quella prestata allo svolgimento della storia, tirata eccessivamente per le lunghe e gestita in maniera non troppo convincente per quanto riguarda il ritmo.
Non pessimo, ma Gassman jr può fare sicuramente di meglio.
La frase:
- "Come ti chiami?"
- "Lourdes"
- "Perché Lourdes"
- "Perché dicono tutti che rianimo i morti".
a cura di Francesco Lomuscio
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