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Ragazzi miei
Lui, lui e lui. Si parla di famiglia, stavolta tutta al maschile. Siamo in Australia, piena campagna. E’ lì che vive un giornalista inglese emigrato oltreoceano per amore di quella che è diventata sua moglie. Per inseguirla ha lasciato moglie e figlio in Inghilterra.
Con la nuova compagna ha da sette anni avuto un altro pargolo, ma quando tutto sembra andare per il meglio, lei muore. Vedovo, con un bambino e un lavoro che lo costringe a spostarsi di continuo, Joe deve ritrovare un suo equilibrio per potere andare avanti. Per l’estate è previsto l’arrivo del primo figlio, quello che non vede da più di un anno: potrà contare su di lui per un nuovo inizio?
La fonte di "Ragazzi miei" è l’autobiografia di Steven Carr, celebre reporter sportivo della carta stampata. Il regista Scott Hicks e lo sceneggiatore Allan Cubitt ne fanno il punto di partenza per una storia drammatica, ma mai tragica, sempre capace di raccontare la sofferenza di un uomo senza infierire per cercare la facile pietà dello spettatore. Ci si tiene sulle giuste corde del racconto di (ri-)formazione, quello di un quarantenne senza più punti di riferimento, costretto dalla vita a ripartire d’accapo. La solitudine narrativa si sposa alla perfezione con l’ambientazione selvaggia e assolata della casa dei protagonisti, un eremo di calma e al contempo inquietudine. Difficile farsi aiutare dagli altri, che sia la suocera o una vicina, quando tutto appare così lontano. Bisogna puntare solo su sé stessi e la propria famiglia. Alla lunga, i risultati arriveranno.
Il fatto che il film non si chiuda con una nuova donna all’orizzonte, né con uno scontro totale con i suoceri, dimostra la voglia di non apparire banali degli autori, ci si accontenta di ciò che c’è già senza ricorrere ad espedienti che forse soddisferebbero il pubblico di bocca buona, ma solo ad un livello superficiale. Scott Hicks conferma di essere un bravo narratore di storie delicate, forse convenzionali, ma comunque efficaci nel veicolare sentimenti e riflessioni sulle esistenze. Nella sua filmografia si ritrovano film apprezzabili come "Cuori in Atlantide" e "La neve cade sui cedri", nonché un mezzo capolavoro come "Shine". C’è da dire comunque che "Ragazzi miei" non emozionerebbe allo stesso modo se il protagonista non fosse stato Clive Owen. Per l’interprete britannico si tratta dell’ennesima convincente performance: non c’è ruolo che non gli appartenga, è davvero uno dei migliori talenti dell’ultimo decennio.
La frase: "Dì solo di sì".
Andrea D'Addio
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