Una cosa chiamata felicità
Tre amici fin dall'infanzia ormai divenuti adulti: Monika che ha appena lasciato partire il fidanzato per gli Stati Uniti alla ricerca di un posto di lavoro, l'idealista e sensibile Tonik e Dasha ragazza madre di due bambini che ha perso la testa per un uomo sposato. La depressione di quest'ultima porterà gli altri due a prendersi cura dei suoi piccoli figli, creando una sorta di nuovo nucleo familiare.
Scritto e diretto da Bohdam Slama, il terzo lungometraggio del regista ceco (vincitore nel 2002 del premio SKYY a San Francisco) è una storia minimalista sulla ricerca d'affetto che muove ogni nostro comportamento. Sentimenti che emergono col tempo, non sempre perfetti (qualcosa "come" la felicità, è il titolo), ma che non bisognerebbe mai sottovalutare. E così la famiglia creata in un casolare con una zia, due amici e due bambini di un'altra donna, diventa nonostante tante difficoltà un punto di riferimento nella vita di ognuno di loro. Non c'è bisogno di inseguire (vedasi la scena finale col cane) o andare in America, il sogno è realizzabile, seppur con qualche compromesso, riuscendo a prendere il meglio da ciò che si ha a portata di mano. I grigi ambienti della provincia ceca diventano così elemento portante della narrazione: tanto freddi ed opprimenti quando la vita sembra dover essere cercata "fuori", tanto caldi e vivaci quando si comincia la ristrutturazione di quel casolare emblema di un benessere forse irripetibile
"Something like happiness" nonostante i mezzi produttivi limitati e qualche "momento di stanca" risulta quindi un film riuscito che facilmente entrerà in empatia con lo spettatore. Merito anche delle performances degli attori, tutti credibili nei propri ruoli e capaci di trasmettere quei piccoli cambiamenti caratteriali che muoveranno le fila del racconto.
La frase: "Conosci la vecchiaia di questo vento?"
Andrea D'Addio
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