Putiferio va alla guerra
Nella Valle Serena, insieme ad un sacco di animali vivono anche due formicai: uno di formiche gialle, casalinghe e pacifiche e uno di formiche rosse, abili nella guerra e nelle strategie militari. Durante la festa del plenilunio le formiche rosse rapiscono alcune formiche gialle, tra di esse c’è Putiferio, che per la sua vivacità e la sua impulsività è diversa dalle altre sue sorelle più posate e tranquille.
Prodotto dalla Gamma Film che nel secondo dopoguerra ha fatto dell’animazione pubblicitaria simbolo di modernità, “Putiferio va alla guerra” è stato realizzato da Roberto Gavioli nel 1968, e negli anni dimenticato. Recentemente è stato portato alla luce e restaurato grazie all’unica copia esistente, una pellicola in positivo, posseduta dallo stesso Gavioli. La colonna sonora era stata affidata a Rita Pavone, che secondo lo stesso regista, era la giusta immagine e voce per putiferio.
A guardare il lungometraggio si nota subito che non appartiene al nostro tempo. Oltre alla qualità delle immagini, infatti, la narrazione appare lenta e noiosa e lunghi i preliminari che precedono l’azione. Nei disegni, si nota, la poca importanza che si da alla scenografia, più confusa e sfuocata, per dare più risalto ai personaggi che sono più definiti e particolareggiati. Anche la linea narrativa della storia raccontata nella storia, ricorda alcuni film per famiglie di quei tempi.
È una pellicola del '68, e come tale presenta delle caratteristiche tipiche, a cominciare dalla protagonista, la formichina Putiferio, che ricorda molto i personaggi femminili dei film dell’epoca, con minigonna e larga fascia nei capelli, portati ovviamente corti, e una gran vitalità non sempre apprezzata dai propri familiari.
Anche le tematiche riportano le ideologie dell’epoca. In particolare la contestazione alla guerra, e l’idea, molto Hippy, che solo comunicando, parlando, aiutandosi l’un l’altro per un mondo migliore, si riesca a vivere serenamente e si raggiunga la pace. Concetto sicuramente condiviso, ma purtroppo anacronistico con i tempi moderni.
È carina la rappresentazione dei personaggi come specchio della società dell’epoca, in particolare i potenti, “il consiglio dei notabili”, che invece di trovare una soluzione per scongiurare una guerra, si perde in chiacchiere su chi ha maggiore autorità e chi no.
Da vedere sicuramente, anche solo per dare merito alla produzione e al regista che hanno utilizzato un genere allora poco apprezzato, per raccontare storie, esprimere idee, fare denuncia.

La frase: "E ricordate che tutti vi guardano perché siete romani".

Monica Cabras

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