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Pivano Blues - Sulla strada di Nanda









Presentato al Festival di Venezia nella sezione "Controcampo Eventi" il documentario "Pivano Blues – sulla strada di Nanda" diretto da Teresa Marchesi è un omaggio alla traduttrice, scrittrice, giornalista e critica musicale italiana Fernanda Pivano, detta Nanda (Genova, 1917 – Milano, 2009). Una delle donne più importanti per la cultura degli anni ’40 e ’90 che ha creato "un ponte" fra la cultura italiana e quella americana, che ha sempre lottato per la divulgazione di testi come "Antologia di Spoon River" di Edgar Lee Master, tradotto sotto la guida di Cesare Pavese o il romanzo "Addio alle armi" di Ernest Hemingway per cui è stata anche arrestata. Ha conosciuto scrittori, poeti, musicisti e cineasti, tanti artisti che hanno segnato e segnano il secolo passato e questo, da Hemingway a Kerouac, da Ginsberg a Bob Dylan, da De Andrè a Guccini, da Patti Smith a Lou Reed e molti altri ancora. Un’intellettuale che è stata capace di unire due culture e valorizzare il lavoro di grandi cantautori da Bob Dylan a Fabrizio De Andre’, da Vasco Rossi a Ligabue. A due anni dalla scomparsa la Marchesi ha realizzato questo documentario che testimonia il grande spirito di questa donna, il suo desiderio di pace e d’amore per la cultura, la sua incrollabile fede in un futuro migliore e nei giovani. Un’opera costruita dal montaggio di diversi elementi dai filmati degli eventi ufficiali a filmati privati, da foto a interviste a coloro che le erano vicini come Piero Pelù e Ghigo dei Litfiba, Vasco Rossi, Ligabue, Jovanotti e tanti tanti altri che sono rimasti affascinati dal suo amore per il mondo.
Ognuno di loro parla di Nanda, come la chiamavano gli amici, ricordando episodi divertenti e le sue qualità, il coraggio con cui lottava per far conoscere in Italia i poeti e gli scrittori della beat generation. Ad arricchire ulteriormente il documentario ci sono oltretutto la pittura di Ursula Ferrara e la musica dei Litfiba che per l’occasione hanno composto il brano musicale dominante intitolato "Dimmi dei nazi" ispirato alla prima frase che Hemingway rivolse a Pivano al loro primo incontro dopo gli anni di carcere affrontati da questa grande intellettuale. Una musica composta da Ghigo che ha sottolineato: "Volevo avesse l'ampiezza del sorriso di Nanda e la fumosità delle stanze della beat generation. E il testo, una specie di mantra, è un omaggio alla sua spiritualità". Il cortometraggio nonostante l’affastellamento di elementi sia a livello visivo che a livello informativo non risulta pesante, nemmeno la forte componente emotiva soverchia l’opera, ma anzi la impreziosisce trasformandola in un atto di profondo amore, perché, come ha spiegato Piero Pelu: "Nanda ha allattato tutte le generazioni di ribelli. Forse ha tradotto il suo istinto materno in amore verso i bambini cresciuti all'ombra del fungo atomico, dai poeti della beat generation a quelli del rock. Dimmi dei nazi è la suite che noi Litfiba dedichiamo a Nanda, un viaggio/omaggio di frontiera alla madrina della nostra cultura alternativa, a lei che ci ha presentato il sogno più disincantato del mondo, perché la libertà di scelta costa sempre più cara. Noi, anche qui nella provincia estrema dell’Impero, abbiamo imparato a conquistarcela, anche grazie a lei". Questa ode funeraria piena d’amore e passione si chiude con le note del brano musicale di Patti Smith, "Wing": "I was a wing in heaven blue / soared over the ocean / soared over Spain / and I was free / needed nobody / it was beautiful / it was beautiful".

La frase:
"Una parola può distruggre una pagina e non si può rimediare".

a cura di Federica Di Bartolo

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