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Pitch Perfect 2











Tratto nel 2013 dal romanzo “Pitch perfect: The quest for collegiate a cappella glory” di Mickey Rapkin, il primo capitolo, diretto da Jason Moore e circolato in Italia con il titolo “Voices”, vide nei panni di Gail, presentatrice del Campionato Internazionale dei cori a-cappella, la stessa Elizabeth Banks che, oltre a tornare a ricoprire lo stesso ruolo e a figurare nuovamente in qualità di produttrice, prende qui in mano il timone di regia.
E, come nel capostipite si cominciava dall’assurdo epilogo di una esecuzione in pubblico di “The sign” degli Ace of base per mano del gruppo femminile delle Bellas, in questo caso, in maniera analoga, si apre tramite un grottesco incidente durante un’esibizione delle stesse al compleanno del presidente degli Stati Uniti.
Incidente di cui è protagonista Ciccia Amy, interpretata ancora dalla Rebel Wilson che, stavolta alle prese anche con una dichiarazione d’amore in barca, torna ad affiancare le “colleghe di canto” Becca, Chloe, Cynthia-Rose Adams, Stacie e Lilly, rispettivamente con le fattezze di Anna Kendrick, Brittany Snow, Ester Dean, Alexis Knapp e Ana Mae Lee.
Orfane della testarda tradizionalista Aubrey alias Anna Camp, che ritroviamo comunque in scena, ma destinate ad accogliere con loro Emily, ovvero Hailee Steinfeld, figlia di una Bellas dell’annata 1981; man mano che il rapper Snoop Dogg fa da guest star cimentandosi nella sempreverde “Winter wonderland” e che le sfide all’ultima hit – comprendenti gli invincibili Das Sound Machine – tirano in ballo, tra le altre, “(Shake, shake, shake) Shake your booty” di KC and the Sunshine Band, “Lady Marmalade” delle Labelle e “MMMbop” degli Hanson.
Senza contare “Torn” di Natalie Imbruglia, che, però, viene utilizzata con finalità lassative (!!!) al di fuori delle simpatiche esibizioni, non prive d’ironia come un po’ tutto l’elaborato, maggiormente indirizzato a un pubblico femminile e meno infarcito di elementi trash rispetto alla pellicola precedente.
Aspetto, quest’ultimo, che, paradossalmente, rappresenta tutt’altro che un pregio, in quanto furono proprio inaspettati elementi come il vomito in pubblico a conferire al primo film un look diverso da quello della solita commedia musicale per ragazze nei cui binari, invece, sembra rientrare “Pitch perfect 2”.
Oltretutto orchestrato in maniera maldestra tra momenti di fiacchezza e altri decisamente caotici su una sceneggiatura di Kay Cannon che, dispensatrice anche di imprevisti con trappole per orsi e di un’ultima, divertente pillola durante i titoli di coda, presenta diversi personaggi di contorno per poi farli scomparire senza alcuna spiegazione.

La frase:
"È come se le Bellas non sapessero più chi sono".

a cura di Francesco Lomuscio

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