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Il Drago InvisibileLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato28 luglio 2016Voto: 7.0
Dal 10 agosto arriva nelle sale cinematografiche italiane il nuovo film della Disney “Il Drago Invisibile”, scritto e diretto da David Lowery e interpretato da Oakes Fegley, Bryce Dallas Howard, Wes Bentley, Karl Urban e Robert Redford. Per anni il signor Meacham, un vecchio intagliatore di legno, ha affascinato i bambini della sua città raccontando le storie di un feroce drago che si nasconde nelle foreste del Pacific Northwest. Per sua figlia Grace, che lavora come guardia forestale, queste storie non sono altro che leggende, finché non incontra Pete. Pete è un misterioso bambino di dieci anni, senza casa né famiglia, che sostiene di vivere nella foresta insieme a un gigantesco drago verde di nome Elliott. Stando alle descrizioni di Pete, Elliott sembra estremamente simile al drago presente nei racconti del signor Meacham. Con l'aiuto dell'undicenne Natalie, figlia di Jack - proprietario della segheria locale - Grace deciderà di scoprire la verità su Pete e sul suo incredibile drago.
David Lowery, conosciuto per aver diretto la pellicola “Senza santi in paradiso” e regista di numerosi cortometraggi, ha dimostrato che non è necessario un soggetto originale per dare vita a una storia emozionante e coinvolgente allo stesso tempo. Certamente, la pellicola pecca di prevedibilità, ma per come è stata strutturata e l’interpretazione del piccolo Pete, è sicuramente un film che vale la pena vedere al cinema ed è consigliabile a un pubblico appassionato di storie fantasy e di avventura. Il film sembra riprendere molti elementi presenti in altri progetti e cartoni del genere: primo tra tutti il film d’animazione della Disney “Tarzan”, citato per i modi di fare e di muoversi del piccolo. Il protagonista, infatti, si arrampica sugli alberi, a volte assume la posizione a quattro zampe che caratterizza il personaggio e, essendo rimasto nella foresta per ben sei anni, lo ricorda anche nel modo di approcciarsi alle altre persone e a ciò che lo circonda e che vede come qualcosa di totalmente nuovo ed estraneo ai suoi occhi (anche il movimento di un palloncino lo spaventa). Ma anche “Da giungla a giungla” in quanto - arrivato nel nuovo habitat (la città) - inizia a imparare il costume e le buone maniere del posto, che ogni bambino di quasi undici anni dovrebbe seguire, a partire dall’abbigliamento. A colpire lo spettatore è la performance di Oakes Fegley (Pete), il quale è in grado di mostrare il disagio interiore che si prova quando si lascia la propria casa e si è ‘costretti’ ad adeguarsi a un nuovo stile di vita e ad approcciarsi a persone sconosciute. L’attore, infatti, attraverso gli sguardi, la mimica facciale e i movimenti (come rimanere seduto in auto accovacciato su se stesso, un atteggiamento che simboleggia uno stato di chiusura, di diffidenza), mette in evidenza quella paura e quelle incertezze che spesso sono parte della vita quotidiana di ogni individuo. Inoltre, è ben sviluppato il rapporto di amore incondizionato tra il protagonista ed Elliot, il drago invisibile: quest’ultimo sembra capire quando Pete ha bisogno di lui e cerca in ogni modo di ritrovarlo, anche mettendo a rischio la sua vita. Da canto suo, il piccolo richiama la sua attenzione con un urlo da lui inventato che rimanda a quello di Tarzan. Elliot, che Pete vede come la sua famiglia, è l’unico di cui veramente si fida, almeno fino a quando Grace non inizierà a farsi strada nel suo cuore. Una menzione speciale va a Bryce Dallas Howard (Grace, la donna che porta nella sua casa il piccolo indifeso), la quale ha dato prova delle sue grandi doti recitative grazie, soprattutto, all’intensità degli sguardi e ai sorrisi. L’attrice interpreta una donna rassicurante, in grado di parlare con il cuore e di capire il suo dolore e ciò le permetterà di ottenere la sua più completa fiducia. Infine, ma non meno importante, è da citare il personaggio interpretato da Redford, che risulta essere perfettamente in parte: l’attore è il papà di Grace, colui che riuscirà a far aprire gli occhi alla figlia, la quale non riesce a vedere al di là del suo naso. Uno dei temi più significativi della pellicola è proprio questo: l’importanza di aprirsi a nuove possibilità, senza lasciarsi ostacolare dalla razionalità. Questo permette di cambiare prospettiva e, quindi, anche la visione del mondo e di credere che tutto sia possibile, anche l’esistenza dei draghi (chiaramente stiamo parlando di un fantasy, ma è una tematica che nei limiti riguarda ognuno di noi). Nonostante alcune scene sono pervase da una prevedibilità quasi ridicola, il film è ricco di momenti emozionanti e volti alla riflessione e alla commozione. Oltre a sottolineare la rilevanza del valore della famiglia e dell’amicizia (dimostrazione che per volersi bene non è necessario appartenere alla stessa specie, etnia), la pellicola affronta il problema del disboscamento della foresta per fini economici e quanto essi possano portare l’uomo a compiere azioni poco ortodosse. Complici della riuscita del progetto anche gli effetti speciali ben realizzati, che rendono il film ancora più apprezzabile, soprattutto se visto in versione 3D. La frase dal film:
Devo tornare da lui. Quando non ci sono si spaventa I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE: In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione. |
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