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Per uno solo dei miei due occhi
Un’opera illuminante, e con un’originale prospettiva che centra - dall’interno – il male endemico di una società in guerra. Ebreo israeliano attivista per la pace, autore di installazioni video e documentarista, Avi Mograbi in "Per uno solo dei miei due occhi" sviscera il principio secondo cui la libertà conta più della vita, celebrato dagli ebrei i quali – in posizione di forza – lo negano ai palestinesi. Con un razzismo (“non sono come noi”) cieco: più volte, nella Storia, i primi si sono trovati in una posizione simile a quella dei secondi. Rivelatrici, in proposito, alcune scene. In una classe scolastica di bambini, la maestra esalta il gesto di Sansone (parte della sua invocazione a dio dà il significativo titolo al doc), eroe nazionale che si tolse la vita trascinando con sè più nemici possibili. Proprio come oggi fanno gli attentatori suicidi palestinesi. Anche gli Zeloti (secondo lo storico Flavio Giuseppe assassini, predatori e nazionalisti) sono divenuti mito fondante perchè pur di non arrendersi a Roma si uccisero in massa. Tra le rovine della loro roccaforte Masada, ai turisti ebrei vengono offerte - in una simulazione - 4 alternative: combattere, arrendersi, pregare e suicidarsi. Quasi tutti scelgono la prima, disperata opzione. Non solo, ma intorno alla città ribelle le milizie romane costruirono un vallo, proprio come oggi Israele erige il muro di separazione.
Mograbi durante le riprese ha ricevuto grande accoglienza da parte della popolazione palestinese, ben felice di avere israeliani in veste di garanti e testimoni dei soprusi dei militari occupanti e dell’impotente scoramento dei civili: ai contadini è impedito di lavorare la terra e alle ambulanze di raggiungere donne sanguinanti, i valichi delle recinzioni metalliche sono aperti a discrezione dei soldati che umiliano durante i controlli, non rispondono alle domande e lasciano dietro la rete bambini di ritorno da scuola. Un crescendo di tensione senza musica che si chiude con l’esplodere dell’indignazione personale e una dedica “a mio figlio e ai suoi amici che rifiutano di imparare ad uccidere”.
La frase: "Queste cose sono l’unica ragione per cui esistono i kamikaze".
Federico Raponi
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