Perez.
Demetrio Perez (Luca Zingaretti) è un avvocato che si fa carico dei casi più disperati. Introverso, abitudinario e scontroso, la sua routine verrà minata dal fidanzamento della propria figlia con Francesco Corvino (Marco D’Amore), figlio di un detenuto camorrista.
Di film sulla mafia se ne realizzano tantissimi in Italia. Basti pensare che solo qui al Lido l’argomento è stato affrontato da almeno quattro registi: Edoardo De Angelis (“Perez.”), Francesco Munzi (“Anime Nere”), Franco Maresco (“Belluscone – Una storia siciliana”) e Sabina Guzzanti (“La trattativa”). Eppure questi, chi più e chi meno, hanno firmato tutti pellicole di livello almeno medio-alto. Aggiungiamoci anche il fatto che il miglior risultato della televisione italiana degli ultimi anni è “Gomorra – La Serie” e si capisce che, purtroppo, la mafia è il tema che più di qualsiasi altro regala ispirazione per ottimi prodotti. Perché i registi italiani, specie se cresciuti in “zone calde” come molti di quelli citati, sanno esattamente di cosa stanno parlando, e possiedono un bagaglio culturale e di vita che gli permette di avere una grande padronanza dell’argomento.
“Perez.” è un nuovo quadro di come questo cancro dell’Italia possa intrufolarsi nella vita di un uomo qualunque. Ambientato in una Napoli semisconosciuta al cinema, fredda e verticale come i suoi grattacieli, il film segue un lento insinuarsi del pericolo nella crepa che si è creata nel rapporto tra un papà e una figlia, tramite sospetti, bugie e sotterfugi. Perez, incapace di credere che Francesco si sia slegato completamente dagli ambienti del padre, si trova di fronte al primo grande bivio morale del film: ha senso collaborare con il mafioso suo assistito per stanare il ragazzo? Le conseguenze della scelta fatta trascineranno lui e la famiglia in quel mondo di cui tanto si parla mentre pochi ne fanno esperienza.
La regia di De Angelis è asciutta e mai invadente, mantenendosi alla giusta distanza dal protagonista per mettere in primo piano, più che lo sviluppo narrativo, gli interrogativi che quest’ultimo solleva; tutto questo senza rinunciare a momenti di pathos e di tensione.
Ottimo il cast capitanato da Luca Zingaretti, attore eccezionale troppo poco sfruttato al cinema, in grado di far percepire tutte le vibrazioni che si celano all’interno di un personaggio solo in apparenza semplice.
La frase:
"Se vieni arrestato e non hai soldi, ti affidano un avvocato d’ufficio. Se anche questo si rifiuta di seguirti, ti affidano a me".
a cura di Luca Renucci
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