Pazze di me
Essendo il Francesco Mandelli della serie televisiva "I soliti idioti" il protagonista della settima prova registica per lo sceneggiatore romano Fausto Brizzi, è giusto che i fan di Ruggero e Gianluca De Ceglie sappiano che la coppia non è stata divisa, in quanto è qui presente anche Fabrizio Biggio.
Soltanto in brevi apparizioni in realtà, come pure Luca Argentero e Flavio Insinna, man mano che seguiamo la vicenda dell’unico maschio di una famiglia costituita da sei donne e un cane femmina; le quali, come sempre, rappresentano per lui una minaccia nei confronti della sua nuova possibile fidanzata Valeria Bilello, tanto da arrivare a spacciarsi per orfano.
Sei donne spazianti dalla mamma Loretta Goggi, amministratrice condominiale di cui è innamorato il portiere Maurizio Micheli, alla nonna Lucia Poli; passando per la badante straniera Paola Minaccioni e, soprattutto, le tre sorelle del ragazzo: Chiara Francini, caduta in depressione in seguito a una grossa batosta sentimentale, Claudia Zanella, neo-femminista pronta, però, a infilarsi nelle relazioni matrimoniali degli altri uomini, e Marina Rocco, propensa a cambiare continuamente fidanzato.
Ed è proprio la sfilza di questi ultimi, dal filosofo all’architetto scalzista vegano (!!!), a fornire diverse delle occasioni per spingere lo spettatore a (sor)ridere; man mano che Brizzi, affiancato in fase di sceneggiatura dal fido Marco Martani e dalla scrittrice Federica Bosco, la quale ha anche tratto l’omonimo romanzo dallo script, provvede a raccontare il suo campionario rosa attraverso una sequela di situazioni che, il più delle volte, riescono fortunatamente nell’impresa di risultare divertenti.
Tra segreti, bugie sempre pronte a essere scoperte e Gioele Dix, Edy Angelillo e Alessandro Tiberi inclusi nel cast di un’operazione che, capace anche di accarezzare il cuore e di apparire meno alla ricerca della lacrima rispetto alle precedenti prove brizziane, sembra in particolar modo voler ribadire che è sempre la razionalità del maschio, alla fine, a sistemare le cose in una società che si ostina a voler poggiare sulla spesso confusa personalità del gentil sesso.
Non si tratta di misoginia su celluloide, ma, con ogni probabilità, di un’eterna verità che qualcuno, tramite indispensabili toni leggeri, continua giustamente a far notare anche sullo schermo... e, pur senza eccellere, funziona meglio del precedente "Com’è bello far l’amore", deludente escursione nel 3D attuata nel 2012 dall’autore del dittico "Notte prima degli esami".
La frase:
"Secondo me la vita è solo una meravigliosa collezione di ultime volte".
a cura di Francesco Lomuscio
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