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Paranormal Activity 4











E’ alla memoria dello Stephen Dunham che vi recita nei panni di Doug che è dedicato questo quarto capitolo della gettonatissima saga horror iniziata nel 2007 con "Paranormal activity", diretto dall’Oren Peli che ha poi figurato in qualità di produttore all’interno di tutti i sequel (in realtà, prequel); dal brutto "Paranormal activity 2" di Tod Williams al non disprezzabile "Paranormal activity 3", concepito a quattro mani da Henry Joost e Ariel Schulman.
E sono gli stessi Joost e Schulman a tornare qui dietro la camera per riallacciarsi brevemente all’epilogo del film di Williams e passare, poi, al Novembre 2011, ponendo in scena una nuova famiglia che finisce per trovarsi alle prese con la consueta presenza malefica dopo aver ospitato il piccolo Wyatt alias Aiden Lovekamp, la cui mamma è in ospedale.
Piccolo che sembra quasi assumere i connotati di un discendente cinematografico del Danny di "Shining" e, soprattutto, del Damien de "Il presagio"; tanto da rappresentare uno dei principali elementi volti a garantire il senso d’inquietudine che attraversa la quasi ora e mezza di visione che, come avvenuto con il precedente tassello, risulta decisamente più movimentata e tesa rispetto ai noiosi primi due capitoli.
Del resto, mentre alle solite apparecchiature di ripresa a circuito chiuso e a quelle manuali – continuamente in movimento – si aggiungono registrazioni di videochiamate e un particolare sensore a infrarossi al fine di fornire l’assemblaggio d’immagini atte a costituire l’operazione, la consueta sequela di falsi spaventi e di momenti volti a far balzare lo spettatore dalla poltrona, grazie all’immortale sfruttamento del sonoro, non cela più di tanto un certo aumento sia delle situazioni di paura (citiamo soltanto quella con l’automobile bloccata in garage), sia dei morti.
Aspetti che, complice il fatto che la protagonista sia in questo caso l’adolescente Alex, con le fattezze di Kathryn Newton, testimoniano in maniera inevitabile il progressivo distaccamento della serie dall’ormai abusatissimo look da falso documentario, per orientarsi, invece, verso il filone horror indirizzato agli adolescenti.
Man mano che fanno la loro entrata in scena anche simboli relativi a rituali demoniaci, per un episodio che, senza eccellere, si rivela di sicuro tra i più godibili di una tetralogia che sembra essere destinata, però, a continuare tramite una già annunciata quinta puntata; come lasciano intendere anche il finale aperto e un’ultima sequenza che vi attende dopo i titoli di coda.

La frase:
"Guarda, sta succedendo qualcosa a casa di quel bambino".

a cura di Francesco Lomuscio

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