FilmUP - Recensione: Panic

Panic
"Non dite a mia madre che faccio l'avvocato, lei mi crede un killer professionista". Alex (William Macy / "Fargo"), uomo di mezz'età, attraversa una profonda crisi esistenziale che investe non solo i suoi rapporti familiari, ma anche la sua professione. Fin qui tutto normale, se non fosse che il nostro Alex fa di mestiere il sicario e che ad avviarlo alla professione è stato il suo papà (un inossidabile Donal Sutherland / "Space Cowboys") su ispirazione dei "preziosi" consigli della mamma (Barbara Bain / la dottoressa di "Spazio 1999").
Alle prese con un complesso di Edipo irrisolto si rivolge ad uno psico-terapeuta (ottimamente interpretato da John Ritter / Jack Trip di "Tre Cuori in Affitto") che lo aiuterà a sciogliere - non senza correre qualche rischio personale - l'enigma esistenziale che lo attanaglia.

Ben diretto da Henry Bromell, qui al suo esordio, il film si inserisce nella traccia di successi come "Terapia e Pallottole" e "Gun Shy" (meglio il primo del secondo), dove inveterati e incalliti criminali sprofondano in un cupo disagio rimettendo in discussione la vita violenta condotta fino ad allora. Ma se per i film citati i toni della commedia sono quelli che prevalgono, in "Panic" le tematiche affrontate, in modo più o meno evidente, sono quelle care a Sofocle e Shakespeare e, naturalmente, alla moderna psicoanalisi. La recitazione è costantemente permeata da una tenerezza di fondo, sottolineata da una fotografia sovraesposta e da una colonna sonora soft, ma soprattutto dallo sguardo malinconico e intenso del bravissimo William Macy che sembra essere nato appositamente per recitare in questi ruoli.
Misurata e mai sopra le righe è anche l'ottima Tracey Ullman ("Criminali da Strapazzo") anche lei perfettamente inquadrata nel ruolo della moglie paziente e comprensiva nei confronti delle bugie del marito.
In conclusione un buon film con un finale che potrebbe anche sembrare scontato se non fosse che abbiamo a che fare con l'insondabile e imprevedibile psiche dell'animale chiamato uomo.

Valerio Salvi

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