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Outing - Fidanzati per sbaglio











Una cricca perlopiù gerontocratica, invincibile, tiene in ostaggio l'Italia vivendo nel malaffare e nel lusso, senza concedere opportunità al merito e ai giovani. I quali, secondo "Outing – fidanzati per sbaglio", per conquistarsi spazio debbono affrontare la prepotenza con la filosofia del fine che giustifica i mezzi: il sotterfugio, il ricatto, l'ingresso in gruppi di influenza. Ma è proprio il compromesso al ribasso - in nome della "realpolitik" - uno dei fattori della decadenza etica e civile di questo Paese, e il problema principale del film.

Collaboratore - in veste di formatore ed educatore - di alcune istituzioni, musicista, fotografo e non a caso autore di diversi cortometraggi sulla Moda, Matteo Vicino ha qui curato sceneggiatura, regìa, montaggio. In un Sud da cartolina fa sfilare alcune tipologie sociali come il talentuoso cui rubano idee, il "coglione" (così definito dall'amico d'infanzia) ma generoso e con curriculum di umili mansioni, destinato sempre a soccombere, il direttore di giornale al quale impongono raccomandati e rubriche di costume al posto delle inchieste, rampanti vari.
Poi, frulla insieme diverse tematiche, quali la carenza di lavoro e la precarietà, il controllo dell'informazione (arrivando a scomodare il pensiero di George Orwell e l'omicidio della reporter Ilaria Alpi), l'arma di Internet che diffonde campagne con dossier per screditare l'avversario, il legame tra sesso e potere. E se è vero che nella realtà l'omosessualità in alcune situazioni si preferisce tenerla nascosta per essere accettati, a causa dei residui di un'ipocrita morale, nella finzione la comunità GLBTQ appare costretta nella macchietta, e lo scambio di persona transessuale-suora sembra preludere al peggio della "commedia all'italiana", anche se in seguito viene evitato un rassicurante finale sull'appartenenza di genere. Con una recitazione farsescamente debole e poco all'altezza, i siparietti sui titoli di coda - appendici autonome tra il giocoso e il "fuori onda" - sono forse l'aspetto più divertente.

La frase:
"Da quando servono le prove per rovinare qualcuno?".

a cura di Federico Raponi

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