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Oro rosso
Hossein consegna pizze a domicilio a Tehran. La sua è una vita modesta, a volte addirittura squallida. Dopo la guerra, le sue condizioni psico-fisiche hanno subito un tracollo: deve sottoporsi ad una terapia cortisonica che lo fa ingrassare e anche il suo carattere ne risente. Ha sempre tanti pensieri, è sempre triste, si chiude sempre più in se stesso. Gli unici con cui riesce ad instaurare un rapporto con una certa parvenza di normalità sono il suo amico Ali e la sorella di quest'ultimo, la sua fidanzata. Ogni tanto, per tirare avanti Ali e Hossein si danno al borseggio e proprio in una di queste occasioni recuperano una borsa contente la ricevuta d'acquisto di una collana. La cifra è astronomica. I due, mossi più dalla curiosità che da altro si recano dal gioielliere. Questi però li umilia negando loro l'accesso alla gioielleria. Hossein ne è profondamente turbato. Qualche notte dopo, durante il suo solito giro di consegne, si imbatte in uno strano tipo, un ragazzo dei "quartieri alti" che lo tratta con deferenza e rispetto. Dopo aver goduto di una notte affascinante e lussuosa, Hossein si reca di nuovo dal vecchio gioielliere...
Premiato a Cannes lo scorso anno, questo lungometraggio scritto da Kiarostami e diretto da uno dei più giovani e promettenti registi iraniani ci fa intravedere uno spaccato di vita reale. Le incertezze, le paure, le motivazioni che si possono nascondere dietro ad un gesto inconsulto, dietro ad un'azione apparentemente immotivata possono essere tante e non sempre così banali o superficiali come si potrebbe facilmente credere. L'intento del regista è quello di raccontare gli avvenimenti senza preconcetti, e nel fare questo utilizza attori non professionisti. Il risultato però non è molto entusiasmante: i lunghi silenzi, le ambientazioni squallide e soprattutto la voglia di Panahi di analizzare fino in fondo, troppo a fondo, le motivazioni dei personaggi snervano lo spettatore. Non si capisce bene perché bisogna sorbirsi Hossein che, con fatica arranca per quattro piani di scale (si vedono tutti i pianerottoli e tutti gli scalini) o che aspetta in ascensore di arrivare al dodicesimo piano di un palazzo per consegnare una pizza (si vede quest'omone grosso e triste che con la fronte appoggiata alla parete dell'ascensore aspetta, per interminabili minuti, di arrivare al piano selezionato). Dai dialoghi si capiscono molte usanze iraniane, molti pregiudizi che a volte accompagnano le donne o i più miseri, ma il tutto ci viene presentato in modo così patetico da risultare fastidioso. Consigliato solo ai più convinti amanti del genere.
Teresa Lavanga
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