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Titolo film:    La prima notte di quiete
Opinioni presenti:    2
Media Voto:    7 - Media Voto: 7


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Il parere di gattosilvano, 66 anni, Cormano (MI)
Mi asettavo di più...
Voto 6 di 10 Voto 6di 10
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Finalmente ho rivisto “La prima notte di quiete” di Valerio Zurlini che avevo visto molti anni fa in bianco e nero. Sinceramente non mi è parso un film memorabile come lo è per molti. Intendiamoci gli attori sono bravissimi, la fotografia splendida (una Rimini invernale livida e spettrale in cui non mancano mai o la nebbia o la pioggia a catinelle)… ma il senso del film mi sfugge. Tutti questi uomini che vivono senza un senso, una motivazione, un ideale, che si trascinano da un letto a un tavolo verde a un’auto sportiva (solo il Preside, sarà un reazionario becero, ma ha in mente un progetto di vita e di scuola), proprio in un momento storico (i primi anni Settanta) in cui era molto sentita la partecipazione, davvero mi lasciano perplessi. E poi questa scuola irreale e per niente credibile, (in qualunque scuola, comunque gestita, un supplente temporaneo come Daniele dopo il secondo colloquio col Preside -se non dopo il primo- sarebbe stato licenziato a pedate nel sedere, sacrosante se posso permettermi). Non parliamo del ruolo riduttivo delle donne, sempre pronte senza fiatare ad obbedire, a sottomettersi al piacere del maschio, a farsi pagare. Del film, dicevo, salvo la fotografia, gli interpreti, tutti da Alain Delon a Giancarlo Giannini da Adalberto Maria Merli a Renato Salvatori, alla giovanissima Sonia Petrova che non credo di aver più rivisto sullo schermo (ed è un peccato, perché era davvero brava…) e soprattutto i due “minori” Salvo Randone nel ruolo del Preside e una splendida, incredibile Alida Valli nel ruolo della mamma della protagonista. Questa attrice che per tutta la vita ha mostrato sullo schermo una classe notevole (anche quando doveva interpretare personaggi squallidi come nel “Caso Paradine” di Hitchcock) qui si trasforma in una popolana sguaiata e volgare che, come dice uno dei personaggi, “si è venduta a tutti i ragazzi di Rimini per un pacchetto di sigarette”. Sta sullo schermo per non più di due minuti, ma sono due minuti di grandissimo cinema. Anche il finale non mi ha convinto. L’abulico che finalmente decide di prendere in mano la sua vita e va a sbattere (sia in senso reale sia metaforico) non contro le persone come temeva, ma contro il destino lo abbiamo visto un po’ troppe volte al cinema (il primo esempio che mi viene in mente è “Il sorpasso” di Dino Risi). Il mio consiglio: è un film da vedere, ma senza aspettarsi chissà cosa. Visto che si parla di scuola, do anche un voto: Sufficiente.

Questa opinione è stata scritta da:
gattosilvano
66 anni
Cormano (MI).
(21 Agosto 2015)






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