Stallone ha cuore da vendere. A caro prezzo anche nei suoi ultimi film. Nello splendido Rocky Balboa, nel riuscitissimo John Rambo, e anche questa volta non ci tiene a smentirsi. A capo si una cazzutissima squadra di (pedine) sacrificabili dovrà affrontare l'ennesimo viaggio all'inferno "con ritorno". Ma niente soldi, no. Anche nel 2010 infatti quello che conta è salvare una ragazza e tutto quello che rappresentano i suoi giusti ideali. Salvarla dal losco Eric Roberts(un bel cattivo come ai tempi d'oro) e dal suo spietato braccio destro(che libidine certe frasi). Stallone ha un cuore grande così, tanto da permettere, a ciascuno dei suoi valorosi compagni di ventura, quel pezzetto di protagonismo che, anni fa, sarebbe stato suo soltanto. A partire da Dolph Lundgren imprevedibile e dalla carica empatica travolgente(bello e atipico il suo "sono un gentiluomo"), Jason Statham si conferma adatto a fondere brutalità e ironia(-cosa vuoi?- gli chiede un coglione, -vorrei ucciderti, ma sai la galera non fa per me e allora mi limiterò a farti male, tanto male-risponde lui), Jet Li si prende in giro che è una bellezza(strepitoso il suo duello con Lundgren), Michey Rourke ha quel monologo da tranciare il fiato(il primo piano conclusivo sul suo viso e le sue lacrime è di una genuinità che colpisce alto), Terry Crews galvanizza tutti quando la situazione si fa incandescente e Randy Couture chiude quello che il suo capo non era riuscito a finire e diverte con il suo "è difficile essere verdi, chiedetelo a kermit". Tutti con il loro momento di gloria. E poi? E poi ci sono loro, i tre che hanno fatto de "l'uomo giusto nel posto sbagliato" la storia della loro vita. E della nostra. Hippi-ka-ye(not so old)motherfuckers. Hasta la vista.