Quando il film è finito mi è dispiaciuto che nessuno abbia applaudito, per fortuna non capita sempre, nemmeno con i capolavori, in fondo non siamo a teatro. Sono rimasto un po' perplesso, non sapevo esattamente che cosa non mi era piaciuto, forse l'esagerazione di alcune scene o forse non ero semplicemente in vena. Poi ho riflettuto. Indiana Jones è sempre stato così: ironico, divertente, esagerato, avventuroso, in certi casi comico. Sfido chiunque a trovare una differenza con il ritmo e le tematiche dei precedenti film. Lo spirito è quello di divertire, di coinvolgere, di sognare e dimenticare per un paio d'ore gli affanni della vita. Curioso l'inserimento di temi classici dell'immaginario, come alieni ed esperimenti atomici, in un mondo finora costruito da Lucas sul misticismo religioso cristiano-giudaico-induista. Peccato che il Corriere della Sera abbia anticipato ogni cosa. Geniale è la scena in cui i bulli si picchiano con le promesse sportive statunitensi. Ottima l'atmosfera storica degli anni '50 resa tramite stereotipi. Sempreverde l'umorismo nell'apice del dramma. Bisogna guardare il film con quegli occhi di bambino con cui guardavamo in televisione i precedenti episodi. Forse non avrei girato in quel modo la scena del duello tra Irina e Matt e non avrei fatto volare per chilometri il frigorifero in cui era nascosto Indy, ma non importa. Indiana è sempre Indiana. Speriamo che girino veramente un seguito, chissà che cosa tirerà fuori Lucas dalla sua biblioteca...