Qualcuno me lo deve spiegare. All'inizio uno pensa si tratti di un viaggio dalla realtà al sogno e viceversa.. e invece a poco a poco il gioco si fa chiaro: non è possibile fare una distinzione netta. Quando si pensa di essere nel mondo reale succede quasi sempre qualcosa che ci smentisce. Questo meccanismo, alla lunga, finisce per uccidere la trama, la quale brilla per la sua assenza: si è sempre nell'attesa di una svolta, di qualche "crisi" nella trama, o quanto meno di un indizio che ci dica "ecco dove il film va a parare". E invece no, è tutto un viaggiare. A una prima visione, in sostanza, tentare di ricostituire la trama è un'impresa ostica. Forse, Gondry vuole proprio che non ci sia nulla da capire. Detto questo, l'idea che sta alla base, evidente fin dalla prima scena - il protagonista regista dei propri sogni - è geniale, se non altro nei modi concreti in cui questa regia si esercita. Un film da vedere, anche se, devo ammettere, lascia un po' di frustrazione il "non averci capito molto": questo può succedere quando si entra in rapporto con un autore che esorde.