Personalmente ritengo American Pie uno di quei film che poi, alla fine, ti accompagnano per una vita intera. Nel senso che un ventenne, quale io sono, che ha visto l'uscita nelle sale di un lungometraggio quale quello di cui si sta parlando quando aveva appena quattordici anni, che ad esso lega ricordi, uscite con gli amici, risate e periodi problematici non può non ritenere che American Pie non sia stato una occasione di esperienza e di crescita. E poi, oltre a questo corollario, c'è, naturalmente, il film. Che se in alcuni punti un pò volgarotto, effettivamente, lo è, nel suo complesso non supera la grassa e ignorante ipocrisia di tante altre pellicole cinematografiche o televisive (penso ai "pedagogici" medici in famiglia o al familiare "Beautiful" - senza tralasciare il brutto "Maial college" o il "tranqullizzante" "Animal"). E poi non è solo sulla logica del chiodo-schiaccia-chiodo che si regge il film. Ha anche un valore suo, legato soprattutto alla profondità psicologica con cui espone tanto il problema del sesso nella mente dell'adolescente quanto per la capacità di disegnare ciò che fa da contorno alla situazione problematica in sè per sè (scuola, ambiente familiare, amicizie ecc.). E bello per la soluzione che prospetta al problema: da soli non si va da nessuna parte (come? quando lo dice Povia che "sai che da soli non si può: senza qualcuno nessuno può diventare un uomo" va bene e ora?) e il sesso non è, poi, così fondamentale se non ha l'amore come background e l'amicizia come pungolo stimolante. Buonismo? Guardiamo alla nostra personale esperienza e giudichiamo. Quindi mi pare effettivamente ingeneroso scomodare addirittura la latinorum sapientia per esprimere il proprio sdegno di fronte a un film che, in fondo, sdegnoso non è. E' solo realista. Ironicamente e intelligentemente realista. Belli anche i seguiti e l'ultimo, "American pie 4 - Band camp", è degno di nota.