Un film emozionante,che fin dall'inzio, con una fotografia ricca e una colonna sonora vivbrante, ci fa presagire una vita calda che scorre lì sotto, pronta a emergere in superficie. E infatti il giovane protagonista Momo, un ragazzo adolescente, quasi un bambino, solo ma innamorato della vita sottocasa nella Parigi anni 60, corre appena può verso l'amore delle belle prostitute che passeggiano davanti alla sua finestra. Tuttavia, dietro tanta vitalità, nel ragazzo si nasconde il grande dolore di non essere nessuno per un padre crudele e indifferente, il quale non perde occosione per maltrattarlo e paragonarlo allo scomparso fratello maggiore,tanto migliore. MA a dare amore a Momo, di religione ebraica, c'è Ibrahim, il negoziante arabo (in realtà turco) con la bottega di alimentari davanti a casa, che da semplice figura anonima diventa, con le sue parole misurate e i suoi sorrisi, l'unica fonte di affetto per Momo. Affetto ma anche saggezza: e il ragazzino ebreo diventa sempre più attratto da questo vecchio, pronto a insegnare e a donare amore. Tutto ciò che Momo non ha lo riceve da lui, che, ugualmente solo,lo accoglie come una nuova luce nella sua vita ormai lunga. E partiranno insieme per un lungo viaggio in Turchia, realizzazione di due vite che solo insieme, come tutte le vite, possono ancora sbocciare e gioire. I fiori secchi che il vecchio Ibrahim, musulmano sufi,conserva da sempre come il segreto più prezioso del suo Corano, ce lo ricordano alla fine come un prezioso insegamento o come una preziosa, ma semplice, favola mistica.