Il film e' fatto molto bene, bravo will smith, bella fotografia, stupendo l'incontro finale.
E' lunghetto, ma non e' quello il problema, il fatto e' che in diversi momenti si prolunga troppo senza catturare lo spettatore. Piu' volte tendevo a distrarmi dal film disinteressato.
Peccato, sarebbe stato un ottimo film.
Come sempre mann si distingue per il suo stile e realizza un'opera di grande impatto visivo misurandosi con temi di grande profondità. ma forse, tra gli altri, il tema che fa più riflettere è la dignità dell'uomo tesa al punto di diventare quasi autolesionismo. questo è il ritratto di muhammad alì/cassius clay, raccontato dal momento dell'incoronazione a campione dei pesi massimi di pugilato fino alla riconquista del titolo contro george foreman nello storico match disputatosi nello zaire. pur essendo uno dei più bei film degli ultimi anni (personalmente è quello che mi ha dato più emozioni), oggettivamente non si può parlare di capolavoro in assoluto. manca qualcosa nel descrivere l'"uomo" e non il campione, più complesso forse di quanto appaia. il periodo post-malcom x poi sembra adombrare la sua vita di mistero e cospirazioni, ma nella sceneggiatura, anche se a noi comunque noto, non se ne capisce il motivo. la fotografia e la colonna sonora, assemblate in un affresco d'epoca davvero convincente, lasciano senza parole.
Il film è un buon film e se avesse trattato di un'altro personaggio sarei stato più generoso con il voto, ma clay meritava molto di più(visto quello che ha fatto, e rappresentato, fuori e dentro il ring).
il film danza come una farfalla, ma non riesce a pungere come un'ape...
Micheal Mann è uno dei più grandi registi viventi, la rappresentazione cinematografica di un mito è un'operazione delicata e difficile da realizzare senza sconfinare nella retorica. Il mito incarna il sogno di un'intera generazione. Questo è ancora più vero quando questo mito si chiama Mohammed Ali, perchèallora è tutta la frustrazione di una società che si libera e si fareale. Ali, al pari di Malcom X e di Martin Luther King, harappresentato la presa di coscienza da parte degli afro-americani delleproprie origini e della propria cultura come elementi valorizzanti e nonpenalizzanti. Un uomo che per lottare in quello in cui credeva ha perso gli anni migliori della sua carriera di Pugile..." I Vietcong non mi hanno fatto niente...mai nessuno di loro mi ha chimato negro" questo il suo pensiero sulla guerra del Vietnam. Negli States il film è andato benino solo 60 milioni di $ di incasso.Anche l'accademy ha dimostrato poca attenzione al lavoro di Mann, riconoscendo solo a Smith e Jon Voight(irriconoscibile nella parte del famoso giornalista della ABC Howard Cossell) la meritata nominations all'ambita statuetta.Il film di Michael Mann ripercorre i dieci anni della vita del Campione che ne hanno fatto una leggenda dello sport e un leader della comunità nera americana: dal 1964, quando diventa per la prima volta campione del mondo (battendo un grande Sonny Liston), fino allo storico incontro di Kinshasa contro Foreman, avvenuto nel 1974. E' essenzialmente un film fatto di primi piani, sul volto intenso di Will Smith. Un film fatto di dettagli: le scarpette che danzano sul ring, un paradenti che cade, una piega di un vestito, i guantoni, i muscoli, il sudore, ma soprattutto gli sguardi. Quelli di Ali e quelli delle persone che gli stanno intorno : di donne, diallenatori, di amici, di nemici. Straordinaria prova d'attore di WillSmith, con una sceneggiatura ridotta all'osso, Mann ci regala momenti di grande cinema. Anche la vita privata del Campione e le sue tante mogli sono descritte in modo molto fugace. La musica viene usata per accentuare alcuni passagi chiave ma senza sovrapporsi alla storia, senza essere retorica. Anche i combattimentisono straordinariamente veri, più dell'azione contano la fatica e ipensieri, posso dire che il combattimento con Sonny Liston all'inizio del film è qualcosa di, registicamente parlando, straordinario.Il film cede un po' nel finale, quando il regista sembra rinnegare la sua scelta intimista per riappropriarsi del mito aprendo il campo della macchina da presa alla folla che circonda il campione, ma è comunque un peccato veniale. Ali' rimane in mezzo al ring con le mani alzate, ancora una volta vittorioso. Per me è un capolavoro, certo non un film commerciale, ma è qualcosa che ti resta. ALI BUMAYE. Piergiorgio.