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Luci della ribalta

Opinioni presenti: 8
Media Voto: Media Voto: 9.5 (9.5/10)

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L'amor fati di charlie chaplin

(9/10) Voto 9di 10

L’atteggiamento verso la vita di Chaplin in questo film è un amore tragico della vita stessa, una traboccante, insostenibile pienezza, un’acre, dolorosa, tesa felicità. Nel corpo di Terry, lanciata verso il palcoscenico, nell’estrema tensione di quegli arti, in quel volo che sembra come spiccato dalle profondità dell’abisso – della morte di Calvero – è come effigiata la natura irresistibilmente tragica dello slancio vitale, il suo protendersi disperato verso l’affermazione: uno slancio, una tensione che sono come inscritti nel corpo stesso, frutto proprio di quella profonda ed abissale negazione dalla quale paiono rampollare più irresistibili, più, se così posso dire, “fatali”. La danza è per Terry non l’armonia, ma la tragica e tesa, traboccante e dolorosa pienezza dell’esistere, la sua affermazione piena di mistero: ed è, prima di tutto, il mistero d’una corporeità irrefutabile, che preme dall’interno, smaniando di gridare, quasi, i suoi oscuri ma inalienabili diritti, d’esplicarsi intera in una sua nervosa, acerba concretezza. L’urlo di gioia di Terry appena guarita ha questa scaturigine profonda; il suo volo nel finale non è che la vertiginosa innervazione nel grande flusso della vita. Ma è un urlo non mai dimentico del profondo buio, della vasta negazione che si allarga attorno a sé: è l’arco esile, e tuttavia splendido, resistente, luminoso entro il quale si tende e protende lo slancio vitale. La vita di Terry torna a germogliare pura, carica ed elastica, tesa in uno slancio animale, in una strenua volontà d’affermazione, proprio dal nulla, dal suicidio, scavando attorno a sé, quasi suo malgrado, complici i gesti e le parole di Calvero, la via che la ricondurrà nel grande alveo pauroso dell’esistenza. La luce del volto di Terry, la sua luminosa bianchezza, simbolicamente incorniciata dal nero profondo e fluttuante dei suoi capelli, si accendono sempre più intensi, man mano che le ombre, i solchi, le rughe adombrano quello di Calvero. La vita e la morte danzano insieme, si dànno la mano, si reggono a vicenda; come nella splendida scena in cui Calvero aiuta Terry a tenersi in equilibrio: il fragile e teso, precario ma ostinato equilibrio della vita: la sua forza fiduciosa e spiegata nella purezza e fragilità di un fiore. E come un fiore è leggera Terry, ma salda e forte perché satura di vita, di salute, di slancio. Terry non conosce mai la «felicità»: voglio dire una felicità umana, razionale, giustificabile. La sua felicità è piuttosto una tensione; una tensione sovrumana che la trasfigura in simbolo, ne appanna, direi, l’immagine realistica, ne fa un emblema della vita stessa; di una vita còlta e sorpresa sempre in un suo trepido, tragico albeggiare, intrisa, insidiata dall’ombra della fine, dalla minaccia della notte avvolgente, della morte: di quella morte da cui pure deriva, ma dalla quale si spicca poi e si riscatta, tragicamente invitta.



Giuseppe, 30 anni, Catania (CT).




Sconvolgente

(8/10) Voto 8di 10

Ho visto luci della ribalta in cassetta l'ho acquistato e ne sono davvero felice di possedere una cosi grande opera, sara' la maturita'degli anni ma finalmente ho apprezzato di tutto cuore questo affresco del cinema mondiale, assistendo mi sono sentito catapultato in un epoca d'oro dall'accento favolistico dove la passione per la ribalta la forza la tenacia in mezzo a tante delusioni risultano le armi vincenti per fronteggiare le cime tempestose dell'esistenza, il protagonista sebbene dia un immagine sicura e positiva della propria personalita' tuttavia risulta fragile,e in virtu' di questa fragilita' nascosta alla fine raggiunge uno stato di grazia che gli viene conferito dall'amore, da un amore universale che lo rendera' unico e completo nella massima espressione della propria anima tormentata che trovera'la sua pace nel supremo annullamento finale "la morte". stupendo!!!!! ,



Valerio, 38 anni, Minori costa d'amalfi (SA).




Calvero e Charlot: l'indistinguibile Chaplin

(8/10) Voto 8di 10

Luci della ribalta rappresenta l'epilogo del cinema di Charlie Chaplin. Tolti i panni del vagabondo, Chaplin indossa le vesti di Calvero, un vecchio e decaduto attore di teatro, che salva la giovane Terry, facendole riscoprire la vita e contribuendo in modo determinate a farla diventare una ballerina di successo. La figura di Calvero è fortemene autobiografica: il grande attore che ha divertito una generazione e che viene dimenticato non è altro che Chaplin che passa dagli enormi successi di Charlot ai tenui plausi, ai silenzi e alle critiche del post-charlottismo. Ma come Calvero, alla fine, riesce a riscattarsi e a farsi riconoscere come un grande artista, così Chaplin ci mostra un'altra notevole lezione di cinema. Quell'indistinguibile umanitas, che è la costante del cinema di Chaplin, emerge con forza anche in questo film. Ammettendo di avere l'animo del vagabondo, l'autore allude chiaramente a Charlot. Anche in Luci della ribalta, infatti, la generosità del personaggio rappresenta quell' aver cura di Heidegger, che è una delle possibilità essenziali del nostro essere nel mondo. Di certo una funzione nobilissima. Chaplin non ci ha insegnato solo cinema, ma ci ha dato anche una lezione di vita. E non sono chiacchiere. Intensissimo quanto straziante è il finale del film: Calvero muore mentre vede ballare Terry. Questo personaggio, dunque, è lo stesso Chaplin, consapevole che anche per lui sta per calare il sipario, ma di andarsene da vincitore, in quanto la sua arte ha trionfato. E questo vale più della morte. Come Charlot ha saputo trionfatre alla fine in ogni film, così Calvero ha vinto e la sua morte coincide con la solitudine del vagabondo.



Mariano, 26 anni, Villa di Briano (CE).





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