Sinceramente non capisco alcuni commenti negativi che sono stati fatti su questo film..
Mi riferisco in particolar modo al commento di Sara di Cagliari.
Un film può piacere o non piacere (e su questo penso che nessuno abbia nulla in contrario), però non si può motivare il proprio dissenso affermando il falso e cioè che il film è scontatissimo.
La sceneggiatura è assolutamente geniale (non ha caso è stata premiata a Cannes) perchè ci descrive un dramma come quello della guerra e delle conseguenti follie che ne fanno da contorno, con una vena di humour grottesco assolutamente unico nel suo genere..
Da antologia la battuta dove il soldato in trincea legge il giornale e commenta :"Cristo...che casino in Ruanda..."
Oppure la metafora del fucile (che è un pò la sintesi di tutta la guerra), dove non è importante sapere per quali ragioni la guerra comincia, ma per avere ragione l'importante è avere il fucile in mano...io ho il fucile,io ho ragione..
Di contorno a tutto questo l'assoluta impotenza e negligenza delle Nazioni Unite, dove evitare gli incidenti diplomatici è più importante delle vite umane; l'estrema "ferocia" della stampa, per la quale conta solo lo scoop, la notizia..a qualsiasi costo...
La genialità del film sta nel fatto però, che nonostante ci venga descritto tutto questo schifo, l'angoscia non si impossessa mai dello spettatore, proprio perchè la sceneggiatura così grottesca ci dà quasi un senso di normalità...è come se ci proiettasse proprio in quella che è ad un certo punto la normalità che si impossessa delle persone che convivono ogni giorno con la guerra (soldati o civili essi siano)...ed è questo che rende il film assolutamente unico...in questo senso credo che non abbia proprio nulla da invidiare a "la Vita è bella" di Benigni.
non capisco come si possa definire no man's land piatto o, come qualcuno ha detto, pieno di cattiverie inutili. E' splendido e profondo. Riesce a comunicare l'orrore della guerra e dell'odio reciproco anche di quelli che la guerra non la vogliono.
E' possibile condensare in un'ora e mezza tanti difficili concetti, temi filosofici, aspetti dell'animo umano ed imprevisti della vita? questo film c'è riuscito. Non solo, il tutto è amalgamato in modo perfetto e quasi poetico. Dopo tanta immondizia retorica che il cinema ha prodotto sulla guerra dei balcani, frutto di una totale ignoranza di quello che questa è stata veramente, ecco un film che ristabilisce la verità in tutta la sua umana follia. Due persone che nalla vita civile sono state ad un passo dalla reciproca conoscenza, spedite al fronte a spararsi l'un l'altra. L'umanità residua che in questo inumano contesto (no man's land) scema pian piano fino a soccombere all'odio insensato della guerra. L'inutilità nociva delle "missioni di pace" occidentali in tutta la loro vergognosa arroganza politica non è mai stata così ben denunciata. Vedendo questo film, mi è rimasta l'immagine della "sacra missione ONU" come di un fragoroso carrozzone da circo, che si ferma in uno spiazzo periferico desolato , pieno di clown, ballerine, imbonitori ed effetti speciali e quando lo spettacolo finisce rimane lo stesso spiazzo di fango... ancor più desolato.
Bellissimo film del bosniaco Tanovic. Eccellente pellicola con una grande regia con ottimi dialoghi e interpreti strepitosi. Un doloroso affresco della Jugoslavia martoriata dalla guerra, visto dagli occhi di due vittime innocenti. da vedere da rivedere per riflettere e per emozionarsi.
É bellissima da vedere questa terra di nessuno, finché la telecamera si limita a carrellate sull'azzurro del cielo o sulle infinite tonalità di verde della campagna. Un bozzetto bucolico finchè non irrompe l'uomo, col fragore cieco dell'odio. Da dove nasce? Chi potrà fermarlo? Nessuno. Nessuna risposta, se non quelle di circostanza di militari-burocrati.La forza del film è nell'efficacia del simbolo: tre uomini in stallo in una terra di nessuno, uno disteso su una mina innescata che nessuno sa come disinnescare, due a fronteggiarsi senza sapere perché, nonostante condividano persino una ragazza. Per un attimo l'attenzione dei media sembra gettare un fascio di luce su una vicenda segnata, suscitando l'interesse di facciata delle forze di pace dell'Onu. Ma poi vince la vendetta e la mina non si può disinnescare. La Bosnia contesa, le responsabilità impossibili da accertare, l'immobilismo e l'impotenza delle organizzazioni internazionali, l'effimero e cinico sensazionalismo dei media: tutto questo è stato il conflitto dei Balcani e trova, in quest'opera, mirabile sintesi poetica. Dopo Underground e Prima della pioggia, la dissoluzione della ex-Jugoslavia partorisce un altro capolavoro, venato di dolorosa ironia.
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