Sarà che nel protagonista ci vedo tanto di mio figlio della stessa età,sarà pure che non è facile produrre un film così garbato su questo argomento, a me è piaciuto davvero e voglio dare un 10 per rialzare la media di 6 assolutamente non meritato
Solita commedietta italiana, in cui i soggetti affrontano il solito percorso che li porterà alla fine del film ad essere migliori. Retorica a non finire, si salva solo una buona interpretazione di Bellocchio.
Se il cinema italiano continua su questa strada siamo messi male, nessuna idea, nessuna sperimentazione, niente di nuovo sotto il sole, insomma. Cambiano le ambientazioni ed i personaggi, ma il succo è sempre lo stesso.
Basta guardare ai nostri cugini d'oltralpe per comprendere come il buon cinema non sia possibile esclusivamente con gli enormi budget Hollywoodiani.
Succede, raramente, che il cinema italiano, nel mare magno dei cinepanettoni, un po' defilato rispetto ai mostri sacri come Sorrentino e Garrone, diverse spanne sopra la commediola adolescenziale e il comico medio, riesca a sfornare dei piccoli gioielli. Accade nel modo più delicato possibile, senza troppa pubblicità, purtroppo, col risultato che spesso questi gioielli passano quasi inosservato o sono pesantemente sottovalutati.
Scialla! ci viene offerto nella confezione di un prodotto popolare quasi adolescenziale: dalla locandina sembra all'incirca l'ennesimo episodio dei Cesaroni con qualche dollaro in più per poter essere spacciato nei cinema aspettando qualche punto più alto di Virzì o di un Muccino vecchio stile.
Non è questo il caso: Scialla, infatti, si fa strada proprio nella mediocrità di certi prodotti mal recitati e dozzinali tipici del nostro cinema. Emerge con foga, quella si, quasi adolescenziale, per donarci uno spaccato di vita senza troppe pretese. La storia è quella di un ragazzo e di un professore: entrambi emarginati (per scelta o necessità), entrambi soli, entrambi più preziosi della patina che si sono costruiti per difendersi dalla noia e dalla strada. Non c'è poi molto intorno a questi due personaggi e questo perché volutamente il film si concentra solo su di loro. Lo fa con amore, con una sceneggiatura mai sopra le righe, mai banale, forse leggermente buonista ma in modo giocoso, divertito, che fa dimenticare qualche ingenuità comunque rara.
Bentivoglio disegna uno dei suoi personaggi migliori: è sufficiente un po' di accento nordico, uno sguardo che ferisce, poche mosse e una bravura che non si trova facilmente altrove per decretare un'affezione automatica verso il buon professore. Potrebbe risultare un personaggio sopra le righe: non lo è mai, nemmeno per un secondo.
Il polo opposto e complementare è il ragazzotto un po' burino: qui Filippo Scicchitano butta sul tavolo una prova da attore bello che fatto. Non una sbafatura, non un'espressione superflua o fuori posto. Se si pensa a quanto male venga usato il dialetto romanesco in certi film, quanto la recitazione sia sottovalutata e forzata, c'è da fare un applauso a questa promessa del cinema italiano. Ci regala un personaggio col quale interfacciarci attimo dopo attimo senza risultare mai istrionico, finto.
Due prove d'attore di gran rilievo al servizio di una storia semplice, delicata, che però è anche un piccolo pugno verso la mediocrità, verso il conformismo. Un bel film, scritto bene, che si meriterebbe anche una seconda visione tanto per ricordarci che il cinema italiano fatto a modo è quasi un genere a se stante. Il genere del neo-neorealismo, in cui tutto è piccolo, marginale, tranquillo, disegnato senza sbafature, volgarità, eccessi di stile o di costruzione, ma dove basta una frase, un gesto, per farci battere il cuore, ridere, pensare a quanto è densa, ricca, straordinaria questa bassa, media, triste umanità di borghi e sobborghi.
davvero un bel film, personalmente penso che Filippo Scicchitano per essere la prima volta sullo schermo è davvero un bravissimo attore mi piace molto anche Giuseppe Guarino e Prince Manujibeya
Un bel film, non se ne vedono molti in giro. Secondo me riesce a trasmettere quel sentimento di "leggerezza" che è abbastanza comune nei ragazzi italiani, sopratutto a Roma, fornendone una fotografia pressochè realistica. Mi è piaciuta anche la critica/parodia alla nota serie televisiva "Romanzo Criminale", per demitizzare un pò il personaggio dell'eroe criminale che si era creato tra i più giovani.