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La kryptonite nella borsa

Opinioni presenti: 11
Media Voto: Media Voto: 6 (6/10)

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Una buona cura contro la banalità

(7/10) Voto 7di 10

Si, me lo sono proprio goduto questo bel film. Una bella storia, una strana famiglia, perfettamente ambientato negli anni della mia infanzia... Valeria Golino è bravissima come sempre, Zingaretti non si discute e il ragazzino è carinissimo. Lo consiglio, una buona cura contro la banalità.



Chiara, 45 anni, Venaria (TO).




Un esordiente di buone speranze

(7/10) Voto 7di 10

Cotroneo pone al centro del racconto una famiglia un po’ stramba e variegata, nel senso che ognuno a suo modo percorre un cammino di formazione, a cominciare dal bambino con i cui occhi, azzurri e un po’ tristi, sono guardati fatti e personaggi. Questi ultimi sono una piccola folla, ma nessuno scade nella macchietta, perciò si può dire che al nucleo familiare già numeroso, si affiancano persone che aggiungono elementi di autenticità al quadro principale. E poi c’è il tocco surreale: un Superman tutto napoletano. Si tratta di un cugino maggiore del piccolo protagonista, convinto di essere il super-eroe, attento perciò a evitare la kryptonite, che lui pensa nascosta nelle borse: nonostante i suoi poteri sovrumani, morirà sotto un tram. Ci penserà Peppino, il ricciuto cuginetto, con i suoi nove anni alla ricerca della comprensione del mondo, a resuscitarlo con l’immaginazione. Così il personaggio frutto della fantasia da fumetto finisce con l’incarnare la saggezza, che aiuterà il ragazzino a crescere e a inserirsi nella realtà. Questo diventa chiarissimo nell’ultima scena dove il simbolico volo dei due si conclude con un dialogo dalla morale poetica e un po’ ruffiana: decidi tu cosa vuoi esser nella vita, la normalità non è necessariamente un bene, nessuno può importi un suo modello di esistenza. Nel frattempo Peppino, che porta con sofferenza gli occhiali, ha difficoltà a relazionarsi con i coetanei, attraversa silenzioso e vigile la crisi matrimoniale dei suoi e la depressione della madre. Si trova perciò a condividere le esperienze tra figli dei fiori, trasgressione e femminismo di due giovani zii cui è affidato. Famiglia “sgarrupata” alla napoletana maniera o soltanto vita scomposta e ricomposta tra realtà di una Napoli in fermento sotterraneo anni 70 e surrealtà che serve al ragazzo per uscire dall’infanzia? Un po’ entrambe le cose e anche di più (vedi crisi della madre tra tradizione e nuove aspirazioni), ma senza rinunciare a cogliere, con ironia e simpatia, senza eccessi nostalgici, cosa si muove dietro o prima del sociale nei singoli individui. Ci scorrono perciò sotto gli occhi contraddizioni, meschinerie, slanci, divertimento e tanti abiti orrendamente kitsch con colori che fanno a pugni ma rivendicano anch’essi la loro libertà di esistere. Le invenzioni piccole ma efficaci, la capacità di centrare con una sola battuta un conflitto tra generazioni, la colonna sonora giocata con leggerezza tra Dalidà, Peppino di Capri e David Bowie, la fotografia di Bigazzi convincente come sempre, rendono gradevolissimo il risultato. Manca forse all’esordiente Cotroneo una maggiore fluidità e il coraggio di qualche taglio qua e là… Stiamo a vedere, attendendo nel frattempo l’annunciato Faust in odore di capolavoro.



olga, 66 anni, perugia (pg).




Il Superman napoletano alla prova di volo

(6/10) Voto 6di 10

Ivan Cotroneo, da scrittore a sceneggiatore a regista. Quasi a poeta. Perché il film tratto dal suo romanzo omonimo è di una leggerezza, quasi svagatezza poetica, talvolta di difficile interpretazione. Nel panorama del cinema italiano in cui naufragano cinepanettoni e commediole mediocri, questa vera commedia (vera nel senso di genuina), questa piccola opera prima arriva con una certa freschezza. Cotroneo accompagna lo spettatore in un romanzo di formazione in cui la trama non conta niente: contano quasi solo i personaggi e sono personaggi a metà strada fra il neorealismo e la poesia fiabesca. Nessuno di loro sfiora mai l'archetipo perché tutti, benché delicatamente rappresentati con poche pennellate di colore, evolvono durante la narrazione in qualcosa d'altro. E una linea rossa li lega l'uno all'altro: un bambino con un amico immaginario, un cugino pazzo che si veste da supereroe e che racconta la diversità non come un pericolo ma come virtuosità. C'è un po' del solito buonismo di fondo del nostro cinema ma almeno stavolta è ben circonstanziato da un'aura fiabesca che lo può anche sopportare. Così come si sopportano ingenuità di stile, certi passaggi letterari, soprattutto alla luce della forza di momenti di buon cinema, momenti in cui non c'è nulla di urlato ma si sorride cullati dalla musica e dalla visione liberatoria di un film che non esalta ma coinvolge con buoni spunti e idee, senza strafare nel bene e nel male. Un film che non annoia, che ha rispetto per i suoi personaggi, tutti, e che concede se non una riflessione sul periodo in esame almeno una piccola riflessione sul potere del cambiamento. Se ne vorrebbero vedere di più di opere così, ma anche in questo caso resta un margine di miglioramento nel quale si poteva mettere ancor più coraggio, ancor più profondità e spessore. Il film, così come il Superman napoletano, spicca bene il volo ma vola basso. Meritava un orizzonte più ampio.



Il Recensore, 28 anni, Firenze.




Una boiata pazzesca.-

(3/10) Voto 3di 10

Non mi aspettavo di vedere attori del calibro della Golino e Zingaretti accomunati da un film, che anche se non visto, non si perde niente!



Sandro, 65 anni, Udine (UD).




Lento

(3/10) Voto 3di 10

Ho visto questo film dopo le ripetute pressioni di stampa e recensioni aspettandomi un capolavoro ed essendo napoletano speravo in qualche piccolo sprazzo di simpatica comicità ma ho visto solo un film lento, delicato senza dubbio ma lento ed irreale in quanto la Napoli del periodo in cui è ambientato il film non era per niente cosi. Le donne di allora non erano cosi i giovani non erano cosi figli dei fiori, forse a Milano o a Roma ma a Napoli sicuramente no. A volte credo che i critici e le persone focalizzino un bersaglio e bene e nel male fanno si che bei film vengano stroncati a cavolate pazzesche diventino cult. Tornando al film vedetelo ma non aspettatevi niente di che.



Fabio, 33 anni, Napoli (NA).





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