Anche se concordo con la recensione segnalata sul sito, a me è piaciuto! Certo poteva essere più approfondito e preciso, ma magari questa mancanza puo' lasciare allo spettatore più libertà nell'interpretazione generale del film e delle motivazioni e sviluppo dei singoli personaggi... :-)
Sarà che il cast è formato dai miei attori preferiti: stupendi Favino e Battiston come sempre!!
Penso meriti un 7 pieno, ho iniziato a gurdarlo con poche aspettative ma mi ha divertito.
Una bella idea. Avrei solo usato diverse motivazioni per il rapimento, più banali, un semplice riscatto andava bene.
Data la leggerezza del film si potevano evitare tematiche così tristemnete attuali, che meriterebbero spazi e approfondimenti di caratura consistente.
Ho l’impressione che quanto più si aggrava e si fa pesante questo nostro clima plumbeo da decadenza imperiale, con tutti contro tutti e nessuno che faccia davvero il timoniere di una barca allo sbando, tanto più cresce il bisogno di una risata e di un racconto che renda più sopportabile, anche sconfinando nel surreale, una realtà difficile e complicata, dove anche il riso alla fine è (quando va bene) sottilmente amaro e facile a mutarsi in un ghigno. Ecco quindi sullo schermo Benvenuti al Sud, Donne contro uomini e I figli delle stelle. In quest’ultimo ho trovato un po’ di evasione, non volgare come quella grossolana e luccicante delle varie tivù sotto ricatto commerciale e pubblicitario. Certo non mi va di parlare di successo in toto, anche se momenti d’ilarità la commedia di Lucio Pellegrini ce li regala. Peccato che, soprattutto nella prima parte, siano presenti caratterizzazioni qualunquiste e discutibili. Facile fare del precario una macchietta o schernire l’imbarazzo dell’operaio ignorante che si blocca durante l’intervista o riesumare la presa in giro dell’ideologo del ’68. Eppure il film non si esaurisce in questi limiti. Specialmente nella seconda parte, che si svolge in una località nei pressi del Cervino, il racconto acquista lampi drammatici, deformazioni del reale indovinate, inquadrature di paesaggi non consueti perché in abbandono invernale e non popolati dai turisti. Si riscatta così quel quadro da sfigati, brutta copia dei Soliti ignoti. Questo misto di critica politica e grottesco nostrano si fonde anche per merito e bravura di almeno tre interpreti, Favino Battiston e Tirabassi. Il tutto è sottolineato da musiche un po’ retrò di Finardi e Alan Sorrenti. In breve la trama. Un gruppetto di precari a vario titolo e in diverse situazioni, più una giornalista confusa, complice quasi senza volerlo, sequestrano per sbaglio un incolpevole sottosegretario invece dell’acido e supponente ministro che vorrebbero punire. Scopo della cattura è anche quello di ricavare un riscatto che aiuti la vedova di un operaio morto sul lavoro nonché di autofinanziare la banda abbastanza sgangherata. Ma non tutto andrà come nei piani… E alla fine ci si accorge che c’è poco da ridere!
...se ad una storia per nulla coinvolgente si aggiunge un regista mediocre il risultato non può che essere quello di un film che appena un secondo dopo la fine ti fa domandare cosa sia successo nell'ultima ora e 40 di tempo e come mai ti ritrovi dentro una sala cinematografica....per quale ragione, un vuoto di memoria istantaneo.
La commedia di Pellegrini vuole presentare in chiave leggera la società e la politica italiane.
Si vede un Paese apparentemente moderno ed evoluto, ma che nasconde vecchiaia e assurdità.
La storia, in realtà, è drammatica, perché viene rapita una persona onesta e buona, solo che la banda è formata da uomini disperati, quasi ingenui e davvero bisognosi di aiuto; non solo economico, ma anche emotivo.
Questi quattro uomini "coccolati" da una donna vivono nella nostalgia ma anche nella volontà di cambiare per un futuro migliore.
La sceneggiatura è scritta bene e scorre senza intoppi; anzi, è intervallata da scene commoventi e da scene davvero divertenti.
Gli attori sono il pezzo forte del film: uno straordinario Favino, il migliore insieme a Battiston, bravissimi Sassanelli e Tirabassi, bravo, ma meno intenso del solito Volo e poi la Pandolfi, graziosa, ma non incisiva, a tratti inutile e anche insopportabile.
Il finale non scontato e poetico.