19 Ottobre 2010 - Conferenza
"Figli delle stelle"
Intervista al regista e al cast.
di Nicola Di Francesco
Successivamente alla proiezione milanese dell'anteprima di "Figli delle stelle", il regista Lucio Pellegrini e il cast privo della sola Claudia Pandolfi hanno incontrato gli addetti ai lavori per la consueta conferenza stampa di presentazione.
Che tipo di messaggio ha voluto dare con questo film?
Lucio Pellegrini: Non voglio dare dei messaggi. Il film cerca di raccontare una storia. E' una commedia che diventa grottesca in alcuni momenti e in altri racconta più intimamente i personaggi prendendo come spunto creativo la realtà italiana. Poi, ognuno ci vede quello che vuole! Personalmente, non mi piacciono i registi che fanno film a tesi.
Il cast è ben assortito: come lo ha messo insieme?
Lucio Pellegrini: Scrivendo il soggetto all'inizio pensavo che i personaggi potessero avere età molto diverse tra loro, poi però andando avanti con la scrittura - a parte il personaggio di Ramon (Paolo Sassanelli, ndr) che è un po' alieno dal gruppo - ho pensato che poteva essere interessante avere dei 35enni, tutti con un ruolo ancora incerto nella società, che poi è una situazione purtroppo molto diffusa. E mi piaceva che questa personaggi avessero provenienze molto diverse, allora per queste ragioni ho provato a mettere insieme un cast che potesse essere eterogeneo: da Pierfrancesco (Favino, ndr) a Fabio (Volo, ndr) le storie cinematografiche di ognuno di loro sono completamente diverse. Pierfrancesco è stato il primo a venire coinvolto nel progetto, e con lui abbiamo lavorato molto insieme per caratterizzare il suo personaggio. Comunque, con tutti c'è stata tanta improvvisazione: il risultato di quello che vediamo è frutto anche di performance estemporanee.
Mentre il personaggio di Claudia Pandolfi, attorno il quale ruotano un po' tutti gli uomini?
Lucio Pellegrini: Lei è una giornalista a contratto, precaria che ancora non riesce a fare il suo lavoro come vorrebbe perché troppo empatica; non riesce ad essere cinica come bisognerebbe essere in alcune circostanze. E poi ha il tocco un po' maledetto per riuscire a mettere insieme questo gruppo di disperati. Lei, involontariamente, è quella che mette in moto tutta la macchina.
Perché "Figli delle stelle" e non, ad esempio, "Eskimo"?
Lucio Pellegrini: Il punto di partenza è un altro: la storia di questi sognatori un po' perdenti che cercano una sorta di riscatto, solo dopo interviene il personaggio reazionario che fa precipitare le cose. Il titolo della canzone riassumeva lo spirito che avevo volevo infondere al film.
Perché i salti temporali?
Lucio Pellegrini: Be', quella è una scelta narrativa. Perché mi piaceva iniziare il film in modo dinamico, stando già dentro la storia, senza raccontare troppo i personaggi facendo emergere le loro caratteristiche pian piano durante la narrazione.
Perché la scelta di utilizzare una reale emittente televisiva (La7, ndr) per le scene del talk-show e degli svariati tg?
Lucio Pellegrini: Volevamo che la giornalista facesse parte di un programma di approfondimento reale e grazie alla disponibilità di Antonello Piroso e di tutta la redazione de La7 abbiamo potuto ottenere più realismo.
SPOILER (leggere solo se si è visto il film)
Anche se, come diceva giustamente prima, non è un film a tesi, emergono degli aspetti politici: possiamo dire che in un certo senso il potere vince?
Lucio Pellegrini: Direi che non il potere che vince, ma il significato politico del film si può sintetizzare nell'atteggiamento della comunità montana che prima decide in modo completamente amorale di partecipare all'azione solo perché mossa da un qualunquistico senso di repulsione verso la politica e poi dopo, al momento cruciale, applaude la polizia che viene a liberare il Ministro.
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