Un film intensissimo, crudo e realistico che descrive il percordo di un giovane detenuto di origine araba all'interno di un penitenziario francese. Entra "innocente" ed esce forgiato e temprato dalla dura realtà cui è sottposto. Si fa furbo, impara in fretta i trucchi per sopravvivere, ed alla fine diventa lui stesso il "capo".
Interpretazione magistrale di Rahim, il cui volto è espressione dell'intensità e potenza di tutta la pellicola.
Veramente bello!
Un film veramente intenso e coinvolgente quello di questo regista francese, coadiuvato da due attori estremamente calati nei loro personaggi, resi credibili da due interpretazioni decisamente sopra la media. L'idea che il film cerca di propugnare è quella della mancanza di scelta; in un ambiente come quello carcerario del film di Audiard non esistono vie alternative: o essere protetti (e soggetti) a qualche potente (soccombere, insomma), o farsi strada con subdola e spietata brutalità.
Si finisce (purtroppo) per immedesimarsi nel protagonista.
Del resto, l'affermazione fatta da uno dei personaggi durante il film la dice lunga: "L'idea è di uscire meno co***one di quando sei entrato...".
Difficile comprendere se l'autore abbia voluto indirizzare una critica aperta verso il sistema carcerario francese, mostrandone uno spaccato, o se abbia semplicemente mostrato una realtà singola adattata alle esigenze narrative del film. In ogni caso, nella realtà magistralmente mostrata dal regista non esiste la benchè minima possibilità di redenzione nè di riabilitazione...