un thriller tra uno stupro e l'altro ke fa da contorno in una storia di un hacker cn seri problemi psichici e un giornalista volenteroso nello scoprire un caso di sparizione omicidio di una nipote dello zio della stessa famiglia in cui si pensa sia implicata in essa....film da vari risvolti...nn adatto a tutti
Allora, va bene tutto, ma dove cavolo è l'anima?! Tutto sommato migliore rispetto allo schifo totale di "Lasciami entrare" (per restare in ambito svedese), ma comunque vi giuro che mentre lo guardavo non vedevo l'ora che quella tortura finisse. A chi interessasse vedere un vero capolavoro del giallo consiglio vivamente "Non si sevizia un paperino" di Fulci, oppure il capolavoro assoluto del genere, ovvero "Manhunter - Frammenti di un omicidio" (primo film della saga di Hannibal Lecter). In "Uomini che odiano le donne" i personaggi fanno letteralmente schifo (ridicolo il protagonista, priva di qualsiasi carisma la ragazza). Non voglio poi parlare dell'assassino, tra i più stupidi nella storia del cinema e del quale è ancora più stupido il movente. Per il resto assistiamo a ridicolissime scene drammatiche che dovrebbero mettere in luce la psicologia e i problemi interiori della co-protagonista. Anche qui vi cito un altro film: guardatevi il cult "Maniac" e vedrete cos'è la vera psicologia, qui invece si parla di roba da adolescenti "sfigati" (passatemi il termine). In effetti lo definirei proprio così: un film da ragazzini. A chiudere il tutto ci sta il pessimo finale di buoni sentimenti con tanto di ragazza ancora viva che si ricongiunge con lo zio. Ripeto, questo è oggettivamente un film senz'anima e senza passione che segue solo la moda del momento
... con la recensione "ufficiale" del sito. Il film si inserisce perfettamente nel solco dei film di Fincher, per nulla convenzionale e molto significativo. Ben lungi dall'essere un remake del sciatto e fin troppo "poveristico" film di Oplev esalta il potere visionario del romanzo riuscendo, in virtù della forza delle immagini, laddove la carta stampata non puoi mai perfettamente arrivare. Assurdo poi sostenere che la Salander di Rooney Mara sia condita in salsa "buonista", quando è esattamente vero il contrario: laddove la Lisbeth di Rapace era efficace ma a senso unico, questa di Mara riprende e rilancia tutte le sfaccettature del personaggio, a cominciare da un'evidente fragilità che è sempre il "core" di tutti gli atteggiamenti asociali ed iperaggressivi. In sostanza, una riproduzione cinematografica con intrinseca energia artigianale e a budget sufficientemente alto di cui decisamente si sentiva il bisogno e che solo pregiudizi fortemente ideologici possono rifiutare. Splendida poi la cover dei titoli di testa, che riassume perfettamente la psicologia malata della protagonista. Quattro stelle!
Premetto subito che non ho letto il libro e quindi non posso fare paragoni di sorta, anche se non fatico a credere che il romanzo sia molto migliore. Si tratta di un film godibile e a tratti avvincente, di sicuro superiore alla maggior parte della robaccia prodotta nel nostro paese, tuttavia non l'ho trovato neanche così eccezionale da giustificare prima di tutto l'hype che gli si era creato attorno, e in secondo luogo le lodi sperticate che ha ricevuto e continua a ricevere. Questo per via sia di una regia anonima e incapace di gestire al meglio i tempi e gli evidenti tagli, ma anche per la storia in sé, ricca di stereotipi, cliché e forzature; lo stesso ragionamento di Henrik che dà il via all'intera vicenda ("La mia amata nipote mi regalava un quadretto ad ogni mio compleanno. Poi è sparita e da allora ogni anno ricevo un quadretto uguale a quelli che faceva lei. Ergo, mia nipote è morta e a spedirmi i quadretti è il suo assassino che vuole sfottermi!") mi sembra piuttosto campato per aria per come è presentato. La parte più riuscita è sicuramente la prima, che riesce a creare curiosità e aspettative nonostante la prolissità di alcune fasi, mentre a deludere è soprattutto l'ultima mezz'ora abbondante, che è insieme troppo ridondante e troppo semplicistica, in cui tra l'altro si concentrano quasi tutti i cliché di cui parlavo. La cosa che più spiace è che, nonostante la durata lo lasciasse presupporre, manca un adeguato approfondimento dei personaggi. La più intrigante è ovviamente Lisbeth, la quale paradossalmente non svela quasi nulla di sé; pessimo invece il protagonista maschile Mikael, davvero piatto, insignificante e affatto carismatico, per giunta interpretato da un attore che ha la stessa espressività di un totano bollito; gli altri, nessuno escluso, sono mere macchiette di cui spesso non si comprende l'utilità, vedasi ad esempio la famiglia Vanger, i cui 20 e rotti componenti vengono introdotti tra mille cerimonie quando poi solo un paio di loro risultano effettivamente utili alla storia. Tra l'altro, sento spesso dire che la trilogia di Larsson porti anche una critica alla società svedese, che sotto efficienza e politically corret a volte può nascondere squallore e orrori; mah, anche questo non traspare affatto dal film, i ricconi pronti a scannarsi per il potere non è che si scannino poi tanto (anzi, non si scannano affatto!), per il resto abbiamo i soliti miliardari perversi con tendenze nazi, imprenditori che fanno fortune col traffico d'armi e gente che sfrutta la sua posizione per commettere atti orribili (il tutore). Insomma, cose viste e riviste, mi aspettavo qualcosa di più sottile, arguto e generalizzato. Ora, da tutto quello che ho detto può sembrare che non mi sia piaciuto affatto, invece non è orribile, per me vale un 6,5 (che per quanto mi riguarda è un voto più che positivo), però quando qualcosa risulta molto inferiore alla sua fama e alle aspettative è normale considerare il bicchiere mezzo vuoto.
Bel film, atmosfere nordiche e fredde. E' un giallo, non un thriller. Ma anche se manca l'azione tipica dei film thriller, si lascia vedere con molto interesse senza mai scadere nella noia. Trama forse scontata ma tutto sommato consigliabile.