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Antichrist

Opinioni presenti: 46
Media Voto: Media Voto: 5 (5/10)

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Lucus a non lucendo

(9/10) Voto 9di 10

La natura, solo all'apparenza mortifera, si rivela dapprima come mera spettatrice delle umane follie, poi indica la strada della salvazione. Cerbiatti, volpi, corvi si riuniscono per godersi scene raccapriccianti di quella violenza insensanta e tipicamente umana, che essi non capiscono. Chi addita(cfr. recensione di Donata Ferrario)il film di misoginia, e per questo lo sconsiglia, non entra nel merito, rimane fuori dal bosco di Eden, nella rassicurante polis moderna, luminosa e civilizzata. Ma Lars von Trier, ancora una volta, vuole costringerci a vedere quanto buio c'è ancora dentro di noi.



Luca, 31 anni, Carpi (MO).




Che noia

(1/10) Voto 1di 10

Secondo me un film inutile, pessimo su tutti i punti di vista. Molto lento, noioso al massimo... per tutta la durata del film vengono mostrate immaggini di sesso, mutilazioni, violenze varie senza alcuna connessione logica. Nulla di horror. Lo spettatore si trova confuso e spaesato aspettando che accada qual cosa ma invece niente... le solite ripetizioni di scene. Non riesco proprio a capire cosa sia piaciuto di questo film.... Non ho visto gli altri film di Lars Von Trier, e non ho la minima voglia di farlo...ahaha Per me è solo un pessimo regista. Bravi invece gli attori. Non sprecate il tempo a guardarlo, cinema inutile.



Giampiero, 25 anni, Castelvetrano (TP).




Prendere o lasciare

(10/10) Voto 10di 10

Lars Von Trier maestro della provocazione, ci consegna il suo ultimo delirante capolavoro. Disturbante, shoccante, e fantasmagorico come ci si aspettava e come i rumors lo davano da tempo. Il regista ci confessa come gli ultimi anni della sua vita li abbia passati in cura contro la depressione ed è per questo che forse il film risulta essere il più estremo e radicale della sua carriera, sicuramente vi sono inserite maggiori tracce della sua esistenza ed è per tale ragione che sotto suo suggerimento il film dovrebbe essere accolta come l'esplorazione di un sogno nero, di una fiaba oscura senza andare a scovare necessariamente canali di logica o elementi narrativi non solo tradizionali ma anche razionali. Il film esce sicuramente dalla banale dicotomia bello o brutto, perchè più complesso, stratificato, strutturato e ricco di simbologie. Il linguaggio adottato è lontano dal dogma (sua invenzione) sceglie piuttosto una strada tra lo sperimentale e il videoclip, con immagini raffinatissime ed estetizzanti, sublime la prima mezz'ora virata in bianco e nero con sottofondo operistico di Heandel " lascia ch'io pianga". L'assunto è semplice: mamma e papà copulano sotto la doccia beati senza accorgersi che il figlioletto per seguire la neve fuori dalla finestra si getta di sotto. Dolore, impazzimento, devastazione, faranno ventilare al marito psicoterapeuta la decisione, contro ogni forma di deontologia di curare la moglie e farla entrare in contatto con le sue paure più profonde ed ancestrali, avviandosi così verso la casa in montagna speranzosi di trovare una via d'uscita ma ignari del male che cova da quelle parti, teatro anche della caccia alle streghe nel sedicesmo secolo. Un'esplosione di efferatezza e follia sconvolgerà la natura di lei trascinandola progressivamente in un vortice di metafisica depravazione e alienato senso di colpa. Filosofia e psicoanalisi per un viaggio dentro l'orrore e la natura corrotta delle cose. Brutale quanto poetico, irritante quanto geniale. Lars Von Trier si conferma ancora una volta regista capace di spiazzare e creare dibattito, e in tempi così conformisti e avari di originalità rappresenta un risultato più che soddisfacente.



Mario, 25 anni, Catania (CT).




Mai visto niente di peggio !!!!!

(1/10) Voto 1di 10

Vi giuro che non ho mai visto niente di peggio. Come voto devo dare 1, solo perchè non posso dare di meno. Per la pazzia, in compenso, ci sta un bel 100 e lode. Certo che se ci sono registi di questo calibro, perchè non posso girare un film pure io ?!?!? Questo tipo dovrebbe farsi curare, oppure cambiare pusher !!!



Alessandro, 36 anni, Como (CO).




Vietato a chi non vuole vedere

(9/10) Voto 9di 10

Non trovo che sia un film scandaloso, e mi sembra il suo linguaggio non sia dettato da scelte gratuite. precisazioni- le scene che vengono chiamate insopportabili sono cose all'ordine del giorno nel genere horror: solo rappresentate molto meglio-realisticamente, e supportate da un crescendo di tensione, tipico del genere, che un regista non specialista quando dotato padroneggia con efficacia (in generale, se si sa trattare la tensione in un dramma psicologico, immaginarsi quando c'è anche il sangue). la cosiddetta 'colonna sonora inesistente' dei tre atti centrali è musica, non sono rumori di sottofondo. d'altro canto, la scelta dell'aria del prologo e dell'epilogo è commovente. inutile dire, rispetto alla recensione ufficiale di questo sito, che è ovvio che lars von tries non è un misogino (ah, poe andava in giro forse impiccando gatti? e nabokov, l'autore di lolita, era forse un noto satiro che traviava le giovinette? al massimo collezionava lepidotteri....ovvia!) funny games di haneke, arenofsky- sono inconcludenti e avvilenti. una cosa che persiste in questo regista invece è la liberazione catartica...voglio dire, fa stare male, è vero, ma i suoi finali sono qualcosa di miracoloso, un riscatto completo, una libertà, un arrivo_ mette in moto dei meccanismi che fanno rabbrividire di una bellezza finale, definitiva. questo era il regista che conoscevo; una piacevole sorpresa è stato ritrovarlo in piena, inattesa sintonia con i nuovi mezzi tecnico digitali, sia per dare definizione ai mezzi colori, sia per creare dei veri e propri quadri semoventi di un ipotetico impressionismo nordico. come le 'illusioni' create dalla tecnologia, inattesa la piega ma:rchen-romantica: quasi si potrebbe ritenere il vero elemento provocatorio della situazione. per di più, è la prima volta che 'l'indecidibilità' e il relativismo rispetto al giudizio sulla natura umana nelle dinamiche relazionali (circostanze tipo dei suoi film), con l'intervento del mistero soprannaturale si colorano di incertezza più profonda; il materiale, la soluzione, refrattarie all'interpretazione razionale, possono solo essere 'sentite' come giuste o sbagliate, un abbandono alle nostre risorse irrazionali, al nostro sentire profondo. tutto questo è stato costruito con grande razionalità e un gusto nuovo per le raffinatezze di un cupo impressionismo, e comunque con grande coerenza. infatti l'indagine psicologica del marito-psicoterapeuta sulla moglie, è costruita come un thriller rigoroso (per questo l'unione con scene dirette diventava fortissima); mi ha 'teneramente' ricordato un romanzo 'giallo psicologico', "musica" di yukio mishima. sta sperimentando qualcosa di nuovo, vediamo cosa ci porterà.



Capra Ipazia, 21 anni, Firenze (FI).





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