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Ti amerò sempre

Opinioni presenti: 10
Media Voto: Media Voto: 9 (9/10)

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ottimo!

(10/10) Voto 10di 10

bravi gli interpreti e coinvolgente la trama! davvero davvero meritevole...



Valeria, 60 anni, Cesena (FO).




un altro piccolo capolavoro della cinematografia francese

(9/10) Voto 9di 10

Il cinema francese non mi delude mai ed anche il film “Ti amerò per sempre” è un autentico gioiellino. I problemi della famiglia di tutti i giorni (forse un po' troppo idilliaco il rapporto coi figli, specie tenendo conto che sono adottivi), il reinserimento nella società di una persona che è stata in carcere (ma il vero tema del film si scoprirà verso la fine…) sono narrati con aria serena ed imparziale che mai indulge al drammone strappalacrime. Ottima la fotografia (la Lorena è una delle regioni francesi meno presenti sul grande schermo…) bravissimi gli attori, specialmente le due interpreti dei personaggi delle sorelle. Prima di andare al cinema ho passato il pomeriggio a leggere su vari blog tutta una serie di cattiverie espresse con un linguaggio verbale violentissimo da gente che si professa cattolica (e che dovrebbe quindi aver assimilato il concetto di carità cristiana) e che difende a spada trattta la vita (salvo poi augurare la morte) ad una persona che non nomino,perchè ha il diritto sacrosanto di essere lasciato in pace col suo dolore, ma a cui il film fa pensare intensamente. Glielo vorrei dedicare, così, semplicemente, da uomo a uomo.



Silvano, 59 anni, Cormano (MI).




Bello!!!

(9/10) Voto 9di 10

Un bel film, intenso e con una bravissima Kristin Scott Thomas.



Simone, 42 anni, Firenze (FI).




una suspence bergamniana

(8/10) Voto 8di 10

Una specie di thriller etico di una tale intensità che ha il suo antecedente solo in alcune analisi di Bergman, raffinate e profonde, emotivamente incalzanti. Senza tregua è il processo di svuotamento di quel pozzo senza fondo che sono le “cose” dell’animo umano, ma il ritmo (specialmente all’inizio) è lento, sembra faticoso e duro come i tentativi di reinserimento che la protagonista deve affrontare. Juliette (una strepitosa Kristin Scott Thomas, senza trucco, di un fascino antico e imperscrutabile) torna dopo quindici anni a Nancy, la sua città d’origine, e reca stampata nel viso la sofferenza di cui è piena. Estranea a tutto, lontana anche da se stessa, quasi selvatica nell’approccio con altri, reincontra qui la sorella Lea (ha il volto mobile e sensibile di Elsa Zylberstein), che la ospita nella sua grande casa. Della famiglia fa parte il marito, un po’ elementare come personaggio, due accattivanti figlie adottive, un suocero che legge sempre ma non può parlare e lo fa con piccoli gesti d’accoglienza o di rifiuto. A questi, via via, si aggiungono vari personaggi: l’anziana madre preda della demenza, i rozzi datori di lavoro, un insegnante collega di Lea, di sensibilità vicina a Juliette, un poliziotto buono e confuso, anche lui in piena crisi. E questo coro si dispone con naturalezza sullo sfondo, ciascuno convincente nella sua piccola parte. Con tutti la protagonista lentamente cerca di confrontarsi, ma non è facile, visto il segreto inconfessabile che si porta dentro e che fa venire a galla, una volta svelato in parte, gli aspetti migliori e peggiori delle relazioni con le persone che incontra. Non solo le donne ma anche gli uomini sono o tristemente consapevoli del dolore connaturato alla vita o superficiali fino a quando non vanno a cozzare contro quello che si rifiutano di vedere; ognuno comunque ha le sue zone d’ombra. Tutti nel racconto conservano emozioni rattenute o abissi psicologici nei quali rischiano di naufragare, perciò si contano “i salvati e i sommersi”. Le donne però sono quelle che attingono dalla loro natura maggior forza per resistere, riadattarsi e (chissà?) rinascere. Il regista Philippe Claudel per la sua opera prima egli sceglie una tessitura di primissimi piani che cattura come poche: scorrono davanti ai nostri occhi le pieghe dei visi, le attaccature del collo, dei capelli, delle orecchie, su su fino agli sguardi che bucano e addolorano. Rimane comunque sottesa ai particolari l’energia rigenerante che la donna sa scavare per sé e per gli altri anche dalla sofferenza peggiore di cui è metafora, in una scena del film, un quadro ottocentesco molto suggestivo, La douleur di Emile Friant. Tra le tante violenze fisiche e morali che si consumano in Italia e nel mondo contro la donna, è dolce ricevere un così bell’omaggio.



Olga, 63 anni, I comite (PG).




Intenso

(8/10) Voto 8di 10

Bel film francese(2009), con protagonista un'ottima Christine Scott Thomas, "Ti amerò sempre" tocca un tema di scottante attualità: che cosa può portare una madre ad uccidere il proprio figlio? Potrà mai, una donna che ha commesso un tale delitto, essere capita ed accettata dalla società? Un film intenso, ben diretto e ben interpretato. Forse il mistero che si cela dietro al tragico avvenimento (antecedente la storia narrata) può essere intuito abbastanza facilmente almeno da metà pellicola, ma il film merita comunque di essere visto, sia per l'accuratezza della caratterizzazione dei personaggi, che per la profondità del tema trattato e del modo con cui viene presentato. Toccante, commovente, non inutile.



Angela, 30 anni, Mn.





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