Impossibile immaginare nella vita reale qualsiasi personaggio (se si escludono i vecchietti pazzi e quelli che nel film ci passano 2o3 anni prima di morire). Sono tutti dei cretini a che digeriscono imperterriti sentimenti neuro e fatti (se si accetta la fantastica ipotesi) che lo spettatore prevede nella loro scontatezza e banalità fino alle scene di sesso sul materasso per terra. Brad Pitt si distingue per l'alta emotività del trucco; da giovane i primi piani sembrano foto segnaletiche per fissità e piattezza. Il narratore moribondo cattura per la pena che suscita e si aspetta la fine da curiosi che guardano un incidente stradale (pardin: cinematografico!)
La storia è davvero assurda, ma se si prende come una fiaba e considerato il livello eccelso degli attori e della fotografia, essa risulta nel complesso interessante e piacevole e incuriosisce circa l'evolversi della sua dinamica.
L'idea del romanzo di Fitzgerald è indubiamente originale. Il film a mio giudizio poteva essere più sintetico e non perdersi in tanti particolari noiosi (in alcuni punti,soprattutto nella prima parte mi sono addormentato), laddove poteva concentrarsi di più su aspetti più importanti: la metafora della vita e della morte, l'amore che attraversa in modo struggente i confini del tempo e delle età. Il film non riesce a trasmettere questo patos e gli attori risultano inespressivi. Molto diversi J. Bordem e Giovanna Mezzoggiorno in "L'amore al tempo del colera". Peccato, in mano a un regista come Martin Scorzese poteva venirne fuori un capolavoro commovente. Comunque, nonostante questi limiti, do 7.
Un film la cui lentezza non disturba affatto ma pare piuttosto funzionale allo sviluppo della trama e la cui lunghezza é quasi implicita nell'abbondanza di temi trattati e nell'arco temporale che abbraccia.
Eccellente la recitazione dei protagonisti come pure quella dei "comprimari", indovinatissima la fotografia.
Un film che vi lascia dentro delle impressioni ora romantiche ora malinconiche che solo pochi non riescono a cogliere (come ben si può giudicare dalla stragrande maggioranza dele opinioni) .
Lasciatevi trasportare....
Un film che prova a raccontare come può cambiare l'amore, e il modo di manifestarlo, nel corso della vita. Per farlo sceglie tempi volutamente lenti, il che non equivale affatto a noiosi. Nè avrebbe potuto essere diversamente, vista la materia trattata. La novità sta nel far rivivere al protagonista le stagioni del suo (nostro) amore con un percorso a ritroso (nascere vecchi e morire bambini). Un escamotage, tratto dalle pagine di Fitzgerald, che consente di esaminare il problema da una prospettiva diversa e meno banale rispetto a quella abituale. Prova provata che, comunque si giri la questione, omnia vincit amor. Vale a dire che l’amore non conosce ostacoli o barriere. E, se deve trionfare, lo fa a dispetto di incongruenze che sulla carta parrebbero montagne in superabili. Il fatto che la storia personale di Benjamin Button serva da pretesto per ripercorrere anche la storia (con la S maiuscola) in cui la sua vicenda umana evolve, dà linfa e cornice a un racconto trattato con grande talento. Come solo il grande cinema (quello con la C maiuscola) è capace di fare, tirando fuori con maestria - dal cilindro del progresso tecnologico e delle capacità attoriali - il meglio possibile. La circostanza che qualcuno sia rimasto deluso, conta relativamente poco. Tutto nel mondo e nella vita è soggettivo. Ci mancherebbe che non lo fosse il modo di interfacciarsi rispetto a un film. E però, nel terzo millennio, non ci sono sorprese dietro l’angolo. Quando entra nel buio di una sala, ciascuno di noi sa perfettamente dove sta andando a cascare. Per chi non ama il genere, è preferibile andarsi a sedere davanti a un altro schermo. Dove si proiettano spettacoli con tempi più a sua misura. La scelta è infinita. Ma la curiosa storia di Benjamin Button, e della costellazione di personaggi che gli ruotano attorno, resta uno spettacolo comunque da non perdere.