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Le vite degli altri

Opinioni presenti: 108
Media Voto: Media Voto: 9 (9/10)

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Quasi una trilogia europea

(10/10) Voto 10di 10

E’ impressionante il lungo elenco di premi ricevuto da questo film in tutto il mondo ma sopratutto in germania: nessun popolo come quello tedesco è riuscito a mettere in discussione la sua storia recente. senza esitazioni, rimpianti, o nostalgie per un terribile passato ha saputo riflettere con lo spirito aperto di una grande nazione e la dignità di un grande popolo e ne sa trarre insegnamento: questa è la lezione della memoria ed il valore della storia. noi italiani dovremmo imparare molto da loro. fa commuovere anche l’umanità dei protagonisti, che il regista fa emergere quasi per contrasto dalla plumbea ed angosciante germania distrutta dalla guerra e divisa dal muro. in un crescendo rossiniano, l’atmosfera diventa sempre più cupa e drammatica per un esito apparentemente scontato del film che preveda l’arresto di dreyman, ma il suicidio del vecchio amico regista spinge il protagonista a partecipare anche lui ad un’azione contro la ddr e induce wiesler ad un ripensamento fino a fargli capire da che parte stare. anche il dramma della sieland diventa pericoloso quando deve concedersi al ministro per non compromettere la sua carriera di attrice ma deve fare ricorso agli psicofarmaci ed alla menzogna. anche wiesler trascorre ore in soffitta ad ascoltare la vita degli altri , nell’occasionale incontro con al bar, manifesta la sua ammirazione per lei , correndo seri pericoli. il ministro non vuole perderla e le mette alle costole il suo autista che la scopre mentre acquista gli psicofarmaci. ancora una volta il regime mostra il suo vero doppio volto quando le offre l’unica via possibile per uscirne, la delazione, in cambio della concessione di potere fare libero uso degli psicofarmaci. il ritmo si fa sempre più incalzante, con la seconda perquisizione per ritrovare la macchina da scrivere. lei angosciata dall’avere dovuto tradire il suo uomo durante la perquisizione non sapendo di avere avuto nell’agente wiesler un incredibile alleato, in preda alla disperazione scappa e va incontro al suo destino e alla morte. wiesler è un freddo, bravissimo interprete della doppiezza cui il regime lo aveva abituato, sconta quasi per una legge del contrappasso, la colpa di avere tradito il regime irresponsabile anche delle sue colpe e dei suoi errori, l’atto delle scuse formali a dreyman, ne è una conferma. ma qualcuno dopo la caduta del muro si è ricordato di lui e ha cercato negli archivi della stasi, aperti ad una germania finalmente riunificata, prima con un solo numero, poi con la sua vera identità. il mancato incontro finale tra i due e la dedica sul libro sono i momenti emotivamente più forti del film. questo film, appartiene insieme ad altri due film recenti quanto diversi, la vie en rose e mio fratello è figlio unico, quasi ad una trilogia europea, a dimostrazione che il cinema europeo è vivo e sa ancora dare emozioni e trattare temi forti o delicati dandoci emozioni o identità culturali, non è poco.



Giuseppe, 59 anni, Milano (MI).




un film memorabile

(10/10) Voto 10di 10

Non credo di esagerare dicendo che “le vite degli altri”, film tedesco di un regista dal nome impronunciabile e da me mai sentito, è il più bel film che ho visto in vita mia. splendida ricostruzione del clima che si respirava nella ddr a causa della stasi, il film corre per due ore e quindici che passano in un soffio, semplice, lineare, cosa che non sempre accade nei film sulle spie. si esce dal cinema con una sensazione di grigio che è l’unico colore delle case, degli uffici, delle macchine, del cielo, della vita di un paese dittatoriale, sia esso comunista o fascista.. l’unica cosa non chiara è il motivo del “tradimento” dell’agente (è anche lui innamorato di christa o comincia a capire l’assurdità del regime?) ma forse il film ci vuol far capire che non lo sa bene neppure il protagonista. film teso, sobrio, asciutto, ricorda per certi versi uno dei più bei romanzi del xx secolo “1984” di george orwell, ma va a merito del regista il non aver mai mostrato la minima violenza se non psicologica. in ogni momento lo spettatore teme di imbattersi in torture orrende, ma in tutto il film non si vede non dico una tortura, ma neppure un pugno o uno schiaffo. il film ha riconfermato una mia vecchia teoria: ogni anno gli americani assegnano l’oscar a delle boiate pazzesche, poi, per rifarsi una verginità assegnano l’oscar per il miglior film straniero ad autentici capolavori.



Silvano, 58 anni, Cormano (MI).




Avvincente fino alla fine

(9/10) Voto 9di 10

Molto buono il contenuto e assolutamente non scontata la conclusione. Uno spaccato di storia sconosciuta per molti di noi e che mette in risalto come sia possibile far prevalere le semplci ragioni umane anche nelle situazioni piu' disperate. Rimani coinvolto fino alla fine e ti senti piu' ottimista : tutto puo' succedere se prevale la ragione.



Gianni, 57 anni, Barzio (LC).




ideologia

(8/10) Voto 8di 10

Una stella data forse da un ideologo che si ostina ancora a credere alle panzane di una ideologia seppellita dalla storia e dai morti. Questa gente che non " ascolta" gli altri, che non capisce che mentre si "ascolta" si può anche capire ed imparare; certo, questa gente sicura solo di se stessa mi fa paura. Il film è tutto il contrario di questi ideologhi da quattro soldi e quindi non potranno mai capire con le fette di salame sugli occhi. Ma una sana risata li seppellirà. ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah Bel film, meritava l'Oscar di sicuro. Ma ci sono anche giovani registi italiani che hanno capito che si possono fare anche questi bei film che riprendono molto dalla nostra cultura europea. E si vedono già i risultati al botteghino con Hollywood che trema sulle sue certezze prodotte solo dai capitali, che possono invece anche fare flop. Mi sono immedesimato nei personaggi, ma Kundera con "L'insostenibile leggerezza dell'essere" mi aveva già fatto scoprire la bellezza dell'intelligenza e della libertà. Amen.



Maurizio, 56 anni, Cabiate (CO).




Ho comperato il dvd

(10/10) Voto 10di 10

Raramente acquisto le copie di film che ho già visto, ma questa volta volevo rivedere quest'opera che mi è piaciuta molto. La vicenda, a mio parere, potrebbe anche prescindere dalla situazione storico-politica:è importante seguire,anche perchè è molto ben recitato, il cambiamento compiuto dai due personaggi principali. Anche gli altri ruoli sono ben interpretati. Una prova notevole.



Rita, 55 anni, Novara.





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