Splendido come tutti i film asiatici il mongolo “Il cane giallo della Mongolia”. Non per la trama (vita quotidiana di una famiglia di pastori nomadi) ma perché per un'ora e mezza ci porta in un posto che non vedremo mai: la steppa mongola, i nomadi e le loro tende (che si smontano in mezz'ora), la loro vita sempre identica da millenni... costumi antichissimi, tradizioni che risalgono alla preistoria (ma le bambine sotto l'abito tradizionale hanno calzine con Snoopy e Woodstock... il padre nella steppa va a cavallo, ma in città ci va con la moto, all'inizio e alla fine dell'anno scolastico un furgone viene a prendere la bambina più grande...).
Film-documentario. Già questo lo rende assolutamente atipico nel panorama cinematografico al quale è abitutato lo spettatore medio. Il film tratta in modo estremamente delicato, la vita di una famiglia di nomadi della Mongolia, vita molto semplice e che ruota tutta attorno ad una sopravvivenza che si rivela organizzata nella sua precarietà. Ambientazione semplicemente fantastica. E' un "film" per pochi e non per tutti, cioè per gli amanti del genere e per gli amanti di "cose" orientali.
il film ci porta in una dimensione dove impera la semplicità, dove il tempo scorre silenziosamente, dove la vita è fatta di cose essenziali... tutte cose che noi abbiamo dimenticato. Non occorrono tante cose per essere felici!!