Grande estimatore degli Argento padre e figlia, sono rimasto abbastanza deluso dal film in questione il quale si presenta una lungua galleria dell 'orrore. E` inevitabile la riflessione su certe realta` di emarginazione, con annessa l' assenza o l' inefficacia di istituzione valide e utili ad assistere. Non ho letto il libro, ma la sequenza interminabile di episodi estremi a mio parere va a discapito del messaggio del film, il quale rischia una etichetta "no sense", per scelta il racconto e` assolutamente privo di un minimo messaggio di speranza e/o recupero che anche nelle piu` tristi realta` si dovrebbe incontra seppur "accidentale".
Come una buona pietanza che ha un sapore insapido senza un importante ingrediente, cosi` le distrazioni non corrette rischiano la superficialita`.
Prima di riprendere argomenti analoghi
consiglierei la filmografia di Clint Eastwood il quale, nelle sue regie da grande maestro tratta gli argomenti "on the road" con superba lucidita`, incantando lo spettatore.
Asia sa fare di meglio, lo ha dimostrato e lo dimostrera` ancora. Al lavoro quindi...
Incoraggiante questo secondo film di Asia Argento (o terzo? se c'è stato un secondo per fortuna l'ho perso). Dopo Scarlet Diva avrei proposto per la regista l'interdizione. Invece da "Ingannevole è il cuore" sono uscito sconvolto e vagamente affascinato. La storia è ben raccontata, ha il giusto dosaggio di vouyerismo e di interdizione rispetto a un tema piuttosto agghiacciante e difficile da raccontare con obiettività. La Argento ha realizzato, coerentemente alla propria sensibilità, un road movie disperato, maledetto, estremo, e insieme, una storia di formazione sentimentale. Racconta, con sufficiente chiarezza e con buona mano registica, un amore simbiotico, doloroso e bruciante per chi lo prova, per chi lo subisce, per chi vuole e non può fuggirne. Alla fine, forse, si esce con l'inconfessabile sensazione che Jeremiah e Sarah devono restare assieme. Peccato per il cast: tutti recitano piuttosto male, Asia pessimamente. Ma Jeremiah (sia il piccolo che il grande) riscatta tutti, con la sua espressività stupefatta, dolorante, rassegnata, con la sua fantasia ostinata, in grado di accogliere e trasformare l'orrore del mondo.
Poco da aggiungere alle altre opinioni tranne che purtroppo è un film più realistico di quel che sembri anche nella nostra brava Italia, lo consiglio a tutti gli operatori sociali o con professioni attinenti, io lo consiglio in tutti i corsi di formazione che svolgo quando hanno la tematica dell'abuso su minori...
e riesce a incrinarmi dentro ogni volta che lo rivedo
L'ho trovato così banale, e anche un po' eccessivo...
Il finale è un po' confuso, l'evoluzione dei personaggi data per scontata, ma non sempre realistica... si voleva fare un film dalla parte dei bambini? d'accordo, ma forse non c'era bisogno di un prodotto simile. Il disgusto per gli eccessi mette quasi sempre tutti d'accordo; sono le sottigliezze ad essere più difficili da cogliere, ma sono quelle che intaccano la riflessione più in profondità.