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Ingannevole è il cuore più di ogni altra cosa
Non poteva che essere un personaggio tanto eccentrico quanto fuori dagli schemi come Asia Argento a portare sullo schermo quell'"Ingannevole è il cuore più di ogni altra cosa" che ha scosso la critica letteraria, e non solo, negli Stati Uniti un paio di anni fa.
Il libro autobiografico di J.T. Leroy è, infatti, uno di quelli che ti turbano sia per la forma che per i contenuti. E' la storia di un bambino, Jeremiah, che dopo esser stato affidato a dei borghesi genitori adottivi, ritorna all'età di sei anni dalla madre naturale Sarah (nel film Asia Argento), una donna che vive nello squallore di una vita fatta di droga, rapporti occasionali e isterismi, e che non si crea problemi ad abbandonare il figlio quando può diventare d'ostacolo a qualche "capriccio". A turbare la crescita del povero Jeremiah contribuiranno, poi, i bigotti nonni materni (veri colpevoli del disadattamento mentale della figlia) morbosamente devoti alla religione, e i numerosi partner, pervertiti, di Sarah. Tra onirismo e fatti che solo se provi a raccontare ti si blocca lo stomaco, la narrazione procede lasciando ben intendere quanto l'infanzia di Jeremiah sia stata irrimediabilmente rubata.
Un film duro, durissimo nel soggetto, che l'inaspettata quanto apprezzabile regia dell'Argento riesce a rendere digeribile anche negli episodi più inenarrabili. L'abilità della ventisettenne figlia d'arte si realizza nella scelta di far "non vedere", di "giocare" sulla sottrazione degli eventi, invece che sull'ammasso di scene forti. I limiti si sopportazione del normale spettatore vengono così rispettati, e anche i fatti più aberranti si riescono a sorbire senza dover chiudere, o socchiudere, gli occhi.
Il film è quello che è, uno spaccato tragico di una storia tremenda , dove le colpe delle persone si inseriscono in un contesto di inadeguatezza istituzionale. Rimane comunque sconvolgente uscire dalla sala e riflettere di come certi fatti che si leggono spesso sui quotidiani appaiano tanto naturali se visti con gli occhi di un bambino. Non conoscendo altro che la propria di situazione, lui riterrà infatti normale qualsiasi vessazione o abuso. Ed è proprio in questo aspetto, nella scorrevolezza della narrazione, che il film colpisce e ci fa capire quanto le parole spesso siano incapaci di comunicare con la giusta intensità la realtà.
Un film valido sia sotto l'aspetto narrativo, che adatto a lanciare dibattiti, sperando però che in questi non padroneggi la solita, sterile retorica, ma emerga qualcosa di più pratico e realizzabile. Il 5% degli incassi andrà a finanziare il call center di Telefono Azzurro, già questo è un buon inizio.
Curiosità: Oltre ai riconoscibili cammei di Ornella Muti (la nonna) Peter Fonda(il nonno), e Winona Ryder (l'assistente sociale) provate a riconoscere Marylin Manson tra i partner di Sarah...
La frase: "- Che verso della Bibbia è questo, Jeremiah? - Sex pistols, signore!"
Andrea D'Addio
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