sono d'accordo con chi scrive che questo film non ha nessuna pretesa...non accusa e non giustifica...è semplicemente uno spaccato di realtà quotidiana di una guerra su cui molto si dice ma poco si sa...il regista ha scelto una padre di famiglia pacifista invece che uno violento?forse per ricordarci che c'è gente che vuole la pace anche in altri paesi.... anche se qualcuno si ostina a mostraceli solo sotto una luce, quella del terrorismo e del fanatismo.
Non apprezzo le critiche sterili che si fanno, la famiglia palestinese del film non c'entra niente con gli attacchi degli stati arabi ad israele.
La mia opinione è molto positiva, ce ne fossero di film così che ci raccontano come può essere difficile la vita in certe parti del mondo.
Da apprezzare il comportamento del padre che vuole resistere in maniera non-violenta.
Il regista ci proietta nella famiglia come se fossimo un occhio che segue costantemente le vicende di tutti i membri, in stile grande fratello.
Molto belle le scene riprese dall'interno dell'armadio...
Trovo questo film molto ben fatto, e a detta del regista, un modo quasi oggettivo e a mio giudizio molto realistico di vedere una situazione paradossale, perchè paradossale è questa guerra tra due popoli che hanno sofferto tanto e che continuano a soffrire. Condivido il fatto che non è di parte, dato che cerca di far capire tra l'altro la frustrazione dei giovani soldati israeliani che passano da un territorio occupato all'altro, che hanno sentimenti e debolezze proprio come tutti, o come il ragazzino palestinese che poco resiste al richiamo della propaganda degli estremisti islamici.
Ho incontrato proprio ieri saverio costanzo e da quello che ha detto, vi assicuro che il film non ha assolutamente la pretesa di risolvere il dialogo fra israeliani e palestinesi, bensì era quello di mostrare in modo "oggettivo" (inizialmente la sua idea era di fare un documentario) delle situazioni che persone "normali" devono subire quotidianamente (e aggiungo) per motivi (ideologie, vendette, o meglio scaramucce) che non-li-riguardano.
davvero ben fatte le scene con la telecamera a spalla e suggestive quelle nell'armadio e nella serra, anche se un po' troppo reiterate (se fai una chicca la devi lasciare singola come ciliegina...)
ma oltre che all'innegabile bravura tecnica del regista (figlio della morante per chi non lo sapesse e poi di costanzo) e alla forza del tema, spero che questo film (e ogni volta che vedo film di questo genere lo spero) faccia riflettere molto sulla lucida follia (la guerra in quanto strumento del potere) e sulla stupidità coercitiva (la religione) che purtroppo ormai da millenni muovono la nostra specie piuttosto che ideali quali appunto la non violenza il dialogo e perchè no l'umorismo. non credo di essermi spiegato e non mi importa. 6+
Ho visto questo film durante la rassegna diretta da Marco Bellocchio. Devo dire che nonostante all'inizio fossi abbastanza scettico (non sono un grande appassionato di cinema d'autore), questo film mi è piaciuto veramente, e per tanti motivi. Per la storia : sapere che questa occupazione è una storia vera che dura ancora oggi lascia milioni di spunti per riflettere. Per il messaggio : un combattimento senza armi, a livello psicologico, è quanto di più positivo possa esserci. Per la regia : la telecamera traballante (che all'inizio spiazza l'osservatore) sembra quasi diventare il tuo punto di vista della vicenda, il che è grandioso. Unica nota negativa è, forse, la scarsa caratterizzazione dei personaggi, che risultano piuttosto stereotipati e piatti. Incredibile la tensione che traspare dalla pellicola, senza dubbio superiore a tutti i vari horror dell'estate.