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Collateral

Opinioni presenti: 282
Media Voto: Media Voto: 7.5 (7.5/10)

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Una corsa pagata con piacere

(8/10) Voto 8di 10

Collateral è la dimostrazione che si può pensare ad uno sviluppo più maturo del noir a tinte holliwoodiane, se lo si lascia macerare nelle sue contraddizioni. il killer di mann è prima di tutto un uomo, così come lo è dannatamente il suo involontario compagno di avventura. se si setaccia il film per scremarlo della componente action-movie più superficiale, si ha la fortuna di imbattersi in un’anima molto curata e toccante. sono i dialoghi scambiati negli attimi frenetici tra una fermata e l’altra la vera spina dorsale della vicenda. amare pillole di saggezza accompagnano le insicurezze dei due protagonisti, ne mettono a fuoco tutta la solitudine, rendendoceli inconsapevoli beniamini, infilati negli abiti dei cattivi. si parteggia per loro, perché loro sono vittime, sia l’uno che l’altro, ma su piani diversi. max, il tassista, diventa addirittura l’atipico interprete di un romanzo di formazione adulta, cresce con l’evolversi della notte, si scopre per la prima volta eroe della quotidianità, pur se goffamente colorato dai suoi timori. vincent è il classico scoglio mandatogli incontro dalla vita, anzi, a volerla dire tutta, è la vita stessa. c’è un messaggio di fondo che traspare nella filigrana di tutta la faccenda, ed è la prospettiva di un mondo vista al contrario. la matura presa di coscienza che c’è una missione anche nel crimine, nelle vite “fuori”. non si ammazza per il piacere di farlo, lo si fa perché “max, questo è il mio mestiere”. viene da pensare a taxi driver, per pigro parallelismo di ambientazione nei tempi e negli spazi, ma l’atmosfera di fondo mi ricorda un po’ donnie brasco, c’è la stessa fatalità, l’impossibilità di invertire una rotta costretta ad essere criminale. ci si potevano aspettare mille finali, altrettanto tragici, ma più scontati. resta invece quello più adatto a chiudere il cerchio, scenografico, ma minimalista. se cercate un film d’azione col cervello, eccovi serviti.



Massimiliano, 23 anni, Bari (BA).




Buonismo

(8/10) Voto 8di 10

Nel complesso un ottimo film, girato magistralmente dal grande Mann.Crudo e realistico per quasi tutto il film, tranne forse che nel finale.Questa voglia molto sentita negli States di far vincere sempre il bene ha fatto perdere di realismo quello che forse è uno dei migliori film sui killer mai girati.Non me lo vedo un killer che dopo quello che riesce a combinare nella discoteca fà quella fine, anche xchè così facendo il film è diventato prevedibile.Io avrei visto meglio un finale a sorpresa in cui una volta tanto le cose vanno come sono nella realtà con il killer che se ne và a lavoro compiuto.



Marco, 31 anni, Bari (BA).




L'interminabile incubo, dal tramonto all'alba

(8/10) Voto 8di 10

Nessun dubbio: andare al cinema per vedere un bellissimo film come Collateral, ne vale certamente la pena. Anzi, questo è un altro film di Michael Mann (Insider, Heat – La sfida, L’ultimo dei Mohicani), che conferma la sua già autorevole regia. Collateral è stato presentato in anteprima nazionale alla 61a Mostra del Cinema di Venezia. Si tratta di un thriller metropolitano, con percorsi strutturali che vanno dall’action e che percorrono addirittura le filosofiche orientali. Sconcertante dal punto di vista stilistico, narrativo e dell’immagine. Nessun regista finora è stato capace di coniugare l’uso del digitale e della camera a mano attraverso una storia d’impianto apparentemente tradizionale e una sceneggiatura intrigante.Se a tutto ciò si aggiunge il lavoro sugli attori, con un Tom Cruise dai capelli brizzolati, come il suo stesso abito grigio perla, pistola grigia acciaio, invecchiato, ma mai così determinato, senz’altro si può affermare che Collateral è un film importante per la storia del cinema di quest’ultimo decennio.L’incipit del film è affidato al dio Caso: una notte qualsiasi, nel luogo e nel momento sbagliato, diventano fatali, cambieranno la vita a più persone. Come accade a Max, tassista sognatore per le vie di una metropoli come L.A.. S’imbatte in un cliente del tutto diverso dagli altri, che lo trascinerà in un incubo, la cui durata sarà quella interminabile dal ‘tramonto all’alba’. In questo stato di apparente solitudine, Vincent dovrà portare a termine la sua ‘mission impossible’ e Max, suo malgrado, sarà costretto ad accompagnarlo. I due uomini coabiteranno nello spazio angusto e claustrofobico di un taxi. All’interno dell’abitacolo (una sorta di ossimoro rispetto alla grande città di L.A., anonima) i due devono conoscersi, per poter sopravvivere.Il tema dell’eroe solitario, sconfitto sul suo stesso terreno di gioco, è un tema caro a Mann, già affrontato nei suoi precedenti film, anche se in questo caso lo porta a livelli certamente più complessi, ribaltando la figura mitologica dell’eroe e trasformandola in un uomo in carne ed ossa.Quale personificazione migliore si può assurgere, attraverso il personaggio interpretato da Tom Cruise, se non quello dell’americano che ha un compito ben preciso: sterminare e affrontare tale missione a testa alta. E’ quello dell’american dream. Non ci vuole mica solo Michael Moore per fare alcuni conti e accorgersi che “due più due fa quattro”, che chi ha un compito di responsabilità in un paese come l’America deve poter guerreggiare contro il mondo, anche a costo dei danni collaterali, che poi constano nei milioni di morti di vite umane. E chi altri vogliamo che sia Max il tassista, che deve fare i conti con i fantasmi del proprio passato, se non l’americano pavido a causa di una situazione invivibile, post 11 settembre? A tal proposito Vincent e Max appaiono come due naufraghi e la storia di Michael Mann come quella di “Racconti di un naufrago” di Marquetz.Giancarlo Visitilli



Giancarlo, 30 anni, Bari (BA).




Quel finale un pò così...

(9/10) Voto 9di 10

Ho visto questo film con sommo piacere. Solo, penso che il finale tolga a questo "quasi capolavoro" la possibilità di definirlo "un vero capolavoro". Sono daccordo con la recensione dei più, che hanno evidenziato come tutto sia particolarmente ben fatto (fotografia su tutto) ma come il finale sia lievemente deludente. Perchè l'America è il paese delle contraddizioni? In alcuni casi la polizia è iper-vigile (quando si tratta di un semplice controllo di routine le domande, le occhiate circospette, possono risultare estenuanti), si vietano gli alcolici addirittura ai ventenni (occorre averne 21) etc., però se avviene una sparatoria in una metropolitana, benchè all'alba, nessuno se ne accorge, nessuno interviene, e alla discesa degli autori del misfatto ad una fermata qualunque il conducente prosegue la sua corsa. Non sarebbe il caso di arrestare la corsa e chiamare la polizia? Immaginate una scena del genere in Italia? Perchè non fanno come in tutta Europa, dove i vagoni fra loro non sono comunicanti? Perchè in una discoteca americana si è liberi di sparare all'obiettivo senza che nessuno (vigilanza, sorveglianza o privati giustizieri) sparino all'eroe. E' vero che, nonostante il film sia nel complesso bellissimo), il cattivo non muore mai (lo fa alla fine ma solo per effetto scenico). A parte queste due piccole obiezioni, il mio giudizio è positivissimo.



Gianluca, 28 anni, Bari.




Non ci siamo

(2/10) Voto 2di 10

Film così ne ho visti abizzeffe.......non mi ha lasciato niente



Andrea, 23 anni, Bari (BR).





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