riuscire ad emozionare con una storia dove solo il sentimento e non le azioni sono il centro del film non è da tutti. Grandi attori e una ricostruzione degli anni 30 fuori degli schemi televisivi completano l'ottimo lavoro di Mazzacurati
La storia sarà anche banale, tuttavia è raccontata con raffinata delicatezza,che mantiene vivo il film sino alla fine.
non so che conclusione si aspettavano i molti critici del film, ma di originali finali in una storia d'amore non se ne trovano più da un pezzo; è finita come doveva finire, il ricordo e la nostalgia di una intensa storia, mentre l'italia si avvia a vivere il suo dopoguerra.
ottimi gli attori, ma la prova di maya sansa è veramente superlativa.
E'un film meraviglioso, con una Maya Sansa disarmante per bellezza e recitazione. Stupenda fotografia! La storia scorre lenta ed inesorabile, ma si ha modo di apprezzarne ogni frammento carico di emozione! Stupendamente malinconico e nostalgico!
Questo film non c´é niente di superficiale, ma poche persone capiscono la sua intensitá. C´é qualcosa di orientale e magico in tutte le scene. Le persone che lo trovano noioso sicuramente hanno intrapeso solo la superficialitá.
Carlo - Firenze
Carlo Mazzacurati (La lingua del santo) traspone in film l’opera di Carlo Cassola “Una relazione”, e mette in scena una storia d’amore lineare, monocorde, quasi un pas de deux per i protagonisti Stefano Accorsi e Maya Sansa, presenti poco meno che ininterrottamente sullo schermo per tutta la durata del film. Siamo in Toscana, tra Livorno e Pisa, nel 1936, Giovanni (Accorsi) e’ un impiegato di banca infelicemente sposato e con un bimbo piccolo; un giorno, andando al lavoro in treno, ritrova per caso Maria (Sansa), l’antico amore di giovinezza, e mentre lei e’ svelta nel riconoscerlo, lui ha un attimo di disorientamento prima di ricollegare il volto della ragazza all’adolescente amata anni prima. Da qui si dirama la storia che per la verita’ non ha molto da raccontare, gli incontri tra i due si susseguono senza soluzione di continuita’ e senza eccessivi sussulti, se non qualche momentaneo screzio; i passaggi temporali sono rapidamente introdotti dalle didascalie, le rispettive famiglie restano sullo sfondo, cosi’ come i personaggi di contorno che nulla aggiungono alla storia d’amore principale. In un paesaggio sfumato e rarefatto, con atmosfere sognanti che se non incidentalmente prendono in considerazione il momento storico dell’Italia (la guerra e’ solo accennata come ellissi temporale), la pellicola scorre lenta, con dialoghi sincopati, tutta affidata alla notevole ed indiscussa fotogenia dei due interpreti, ma raramente da’ la misura del grande amore che vuole celebrare; e anche quando nel finale ognuno ha fatto la sua rinuncia, il sorriso lieve di Giovanni sottolinea una dolce perdita, un sogno leggero svanito nell’alba livida di un’Italia gia’ pronta ad affrontare la dura realta’ del dopoguerra.