l'olocausto visto con occhio diverso.
quando l'arte non è solo l'espressionde dell'io profondo, ma la liberazione della propria coscienza.
splendida la fotografia!
recitazione teatrale nel complesso buone, unica nota negativa la discontiniutà della conti e tratti irritante come il suo personaggio, un nuovo punto di vista sull'olocausto dove non si parla in maniera diretta elle violenze fisiche ma bensì dell'enorme violenza culturale subita delle famiglie ebraiche.
da vedere.
Autentica caporetto del cinema, il servo ungherese è uno dei peggiori film che abbia mai visto: regia e recitazioni da fiction tv (o peggio da soap opera), dialoghi assurdi e fuori luogo, scenografie da teatrino di provincia, personaggi caricaturali, e il tutto reso ancor più ridicolo dal tentativo del “regista” di dare maldestramente al film un’aria artefatta di profondità e impegno che invece si traduce solo in lentezza e noia.
quando il protagonista si lascia andare con fervore con suoi monologhi sull’arte, assomiglia molto di più a un vittorio sgarbi in erba che non a un prigioniero di un lager. franziska dal canto suo, presentata come un’edonista ignorante senza sensibilità artistica, osserva il servo incantata e, come per magia, dopo queste lezioni, apprezza quadri che trenta secondi prima aveva definito croste orribili o rimane folgorata dalla bellezza di antiche poesie greche recitate di punto in bianco dal servitore saccente. anche il direttore del campo è un personaggio con reazioni contraddittorie: pesta a sangue l’ungherese perché ha rivolto la parola alla compagna e poi non batte ciglio quando questi con un occhiataccia gli dice con tono sprezzante “anch’io ho un nome”. il tenente delle ss è invece l’incarnazione stereotipata del nazista freddo e sanguinario visto in mille film.
in mezzo a tante ingenuità c’è anche qualche concetto valido: l’artista come continuatore ed erede di un percorso portato avanti dall’umanità prima di lui, il senso soggettivo dell’arte etc. etc. ma tali contenuti sono esposti male e in maniera involontariamente comica. vista l’incapacità di comunicare qualcosa con le immagini il regista avrebbero fatto meglio a scrivere un libro.