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Il ritorno

Opinioni presenti: 44
Media Voto: Media Voto: 7.5 (7.5/10)

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Il viaggio della vita

(7/10) Voto 7di 10

Vincitore alla mostra cinematografica di venezia lo scorso anno, è un film originale che provoca domande e fa riflettere. ambientato in un tempo e in un luogo imprecisato in russia, è “glaciale” nella storia e nei paesaggi che ci presenta. si apre con una prova di coraggio dei ragazzi, in cui devono tuffarsi nell’acqua da un alto trampolino, che rimane forse emblematica di tutta una ricerca che ci si trova davanti per affrontare la vita. una ricerca non facile, in un percorso fatto di eventi spesso incomprensibili e inspiegabili. a cominciare da quello strano “ritorno” del padre, dopo 12 anni che i figli non l’avevano mai visto se non in una vecchia foto sbiadita. un padre che ora se li porta dietro, in un viaggio che pare senza una meta e senza un perché. un rapporto certo da recuperare: ma sarà mai possibile colmare il vuoto di tanti anni in pochi giorni? in effetti non pare recuperabile, in particolare per la severità autoritaria del genitore e per l’opposizione crescente del figlio minore. mancano poi le parole e tante cose non si capiscono, rimangono nel mistero. lasciare la casa e le poche sicurezze, avventurarsi in luoghi deserti e sconosciuti, lasciare la terra ferma e la macchina, imbarcarsi in un lago freddo e pericoloso, arrivare in un’isola senza nessuno, correre in sentieri bui di fitto bosco, procurarsi da mangiare e ripararsi dal freddo e dalle intemperie, sono esperienze che i due ragazzi, andrey e ivan, si trovano a fare, finché la presenza del padre, diventata ingombrante e ossessiva, scompare nel nulla da cui era venuta, per un tragico incidente, in parte voluto, nel lago a cui aveva condotto. ora c’è “il ritorno” dei figli a casa, o meglio alla vita adulta. non hanno più paura, si arrangiano da soli, sanno dove devono andare e quello che devono fare. ivan può guidare la macchina e ritrovare la strada. e’ la parabola del viaggio della vita, dove non tutto è chiaro, ma ogni cosa va affrontata, anche l’ignoto e l’incertezza.



Angelo, 48 anni, Roma (RM).




interpretazione

(9/10) Voto 9di 10

secondo me tutto questo film (peraltro molto bello) ha un senso se viene visto in questa chiave, oltre che a quella normale del rapporto padri figli: la figura del padre va vista come la figura di gesù cristo. subito il regista ce lo vuol far capire, rappresentandolo al suo apparire nel letto come il cristo di mantegna. Egli arriva da loro così all'improvviso, come gesù è arrivato sulla terra senza preavvisi. gesù nella storia ha crato scompigli e partiti, chi era con lui e chi no, chi lo accetta e chi no, come nei 2 figli. lo stesso dio nella bibbia, non è sempre buono, ma mette alla prova duramente l'uomo, come questo padre fa coi figli, ma alla fine è sempre buono, va a riprendere ivan sotto la pioggia dopo averlo abbandonato. con il ladruncolo prima lo da in pasto ai figli "fatene cio' che volete" per metterli alla prova, ma poi lo lascia andare e anzi gli da i soldi per mangiare. Lampante è poi il pranzo dell'inizio, sia nella disposizione a tavola, il padre è seduto sul lato lungo, sia nel dare il vino e poi nello spezzare il pollo e darlo ai figli sembra proprio quando gesù spezza il pane e lo da agli apostoli. In ultimo la morte del padre che è come il sacrificio di cristo per l'uomo. Solo in quel momento i figli lo riconoscono come padre e crescono.



Matteo, 32 anni, Turbigo (MI).




denso

(8/10) Voto 8di 10

prima di leggere le altre opinioni non mi ero minimamente sognata che l'avventura sull'isola -genitore compreso- potesse essere "non reale". a me il personaggio del padre è sembrato più che plausibile. un uomo che non si era preso le sue responsabilità allora, che torna, che vuole provarci coi figli, ma che magari non ha strumenti affettivi per farlo. però è vero che potrebbe anche essere una costruzione mentale dei due ragazzini. (il "piccoletto" bravissimo!) plausibile anch'essa. ho trovato il film molto denso, come tempi, come emozioni, come storia, come tutto. un po' agosciante, perchè comunque dall'inizio la senti la disgrazia che incombe. ma non sai quale, nè da dove arriverà. è uno di quei film che mi resteranno addosso per un bel po'. bello.



LaRoby, 36 anni, Pavia.




Meditate gente...

(7/10) Voto 7di 10

Kubrichiana è la pulizia delle immagini, quasi da foto. La trama scorre forse in modo troppo lento, ma è proprio questo che alla fine permette margini di riflessione.



Marco&rita, 26 anni, Taranto.




Ricerca dell'infinito?

(9/10) Voto 9di 10

Una delle più belle fotografie in movimento mai realizzate.



Michele, 22 anni, Roma.





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