un grande rourke in una interpretazione magistrale di uno strambo essere che vede in bianco e nero tranne che dei pesciolini in un acquario. delinquente di borgata che ha fatto della sua immagine un esempio per i giovani della citta',conosciuto da tutti come"quello della moto" ha la particolarita' di essere un grande su qualsiasi cosa faccia. peccato che il suo mito vivente si trasformera'...in mito.
rusty il selvaggio impressiona per la sua semplicità, cosa propria del libro e rispettata da coppola in seguito. per me un piacevole ritorno ai tormenti adolescenziali ma con aperta la possibilità di un discorso più articolato, relativo all'identità, alla consapevolezza della propria condizione, ad un etica di gruppo, alla realtà della vita di strada da cui, più o meno, tutti veniamo affascinati. semplice, ma anche delicato. stilisticamente il libro non sembra avere grandi pretese, giocato sui dialoghi tra i pochi protagonisti e una voce narrante che spesso approfondisce le problematiche che affiorano dalla vita. ma proprio per questa qualità si lascia leggere ed interpretare, offrendo una grande libertà d'approccio/emotiva. il film, daltro canto, è di una pulizia impressionante. non sembra avere sbavature, rispetta per grandi linee la storia, e non stanca in quel bianco e nero contraddetto da un colore sapientemente giocato per indurre lo spettatore a godere di una raffinatezza estetica che non esclude la possibilità di una riflessione su questa ed altre scelte formali. grande dillon, grandioso rourke..vewramente un film cult
Uno dei miei film preferiti, grandi attori. Dillon interpreta il suo ruolo migliore che è quello del ribelle , e insieme al fratello (Rourke) vanno alla ricerca di una sorta di eroismo nella marginalità. Bella la metafora dei pesci rossi che combattono perchè hanno poco spazio se no non lo farebbero.
Questo film è un dipinto in bianco e nero di un mondo giovanile sempre più costretto all'interno delle gabbie di quartiere, dove i pesci samurai (unici particolari colorati) ne sono il simbolo e la metafora. I pesci che negli spazi angusti si uccidono gli uni con gli altri, nell'immensità dell'oceano o di un fiume si disperdono alla ricerca di un proprio spazio; distogliendo così le loro azioni e i pensieri dalla lotta fratricida che li insanguina.
Una grande condanna viene levata contro l'uso delle droghe pesanti, responsabili di aver dato inizio ad un processo di de-socializzazione fra i giovani.
Un particolare molto suggestivo del film è l'atenzione che il regista ha dato alle ombre, "protagoniste" anch'esse di questa storia, e a mio dire simbolo in negativo della percezione del tempo che scorre, riflesso di una noia che si manifesta nel quotidiano e ristretto spazio di quartiere.
Infine la figura di "quello della moto" , molto complessa, secondo me fortemente legata a quella del padre e molto scostante da quella di Rusty. Un personaggio fuori dagli schemi, disadattato, che nel suo peregrinare non è mai riuscito a trovare una propria collocazione. La sua morte rappresenta un sollievo al suo tormento interiore ed è il simbolo iniziatico del passaggio di Rusty dallo stato di ragazzo senza una vera prospettiva a quello di uomo. La moto nelle scene finali diventa un mezzo non di dominanza ma di evasione verso una possibilità, nuova, diversa; verso un futuro.