Dopo Wall Street., Oliver Stone affronta un altro tema scottante che è il razzismo. Eric Bogosian, protagonista e co-sceneggiatore del film, è un conduttore radiofonico ebreo senza peli sulla lingua. Le conseguenze delle sue performances si possono immaginare: i neo-nazisti gli danno addosso e alla fine lo uccidono. Tutto questo è ispirato all'analoga sorte di Alan Berg, ammazzato il 18 giugno 1984, ma Stone e Bogosian fanno una denuncia ancora più grave condannando la stessa America dominata dai pregiudizi e dalla violenza. Champlain-Bogosian, così come Berg, è entrato in un ruolo sociale che non gli permette debolezze di alcun genere: se forti sono la sua spavalderia e il suo coraggio, altrettanto rischiosa è la sua umanità (il neo-nazista assassino lo uccide a tradimento dopo avergli chiesto un autografo), ed è quello che dichiarano alcuni suoi ammiratori mentre scorrono le immagini finali di una Dallas ormai destinata a divenire capitale dei celebri omicidi. Bogosian sembra risucchiato in tutto e per tutto dalla sua scomoda parte, tanto che nelle scene più drammatiche appare talmente spontaneo da temere che la follia dei suoi apostrofati rischi di colpire anche la sua persona. Comunque è lodevole come egli si sia preso a cuore l'argomento, sia nel film che nell'omonima piéce teatrale da lui realizzata sulla base del romanzo di Stephen Singular Talked to Death: the Life and Murder of Alan Berg. Peccato che la sua apertura al pubblico internazionale avvenga unicamente con questo film. Quanto a Stone, dobbiamo dire che è riuscito a completare il suo portfolio delle più varie tipologie di violenza: quella di Platoon era un'ondata devastante, quella di Talk Radio si assapora pian piano fino a venirne completamente assorbiti. Insomma, il marciume americano non avrà mai scampo se a denunciarlo continuerà ad essere questo piccolo ex-combattente, ex-tossico ma attuale validissimo cineasta.
Un film difficile da realizzare, poche scene, molti monologhi che richiedono un'elevata concentrazione per seguirne il filo, forse troppi. Peccato abbia pochi spunti interessanti: sì certo i pacchi intimidatori, le minacce degli ascoltatori infastiditi dall'arroganza del disc-jockey, le sue storie d'amore, il rapporto col capo eccetera, sono tutte cose abbastanza scontate (così come il suo assassinio), e a mio parere manca qualcosa che aumenti il ritmo, e l'ospite in studio Kent non basta. Molto bravo Eric Brogosian.
ottimi dialoghi , funzionali a tratti serrati, mai banali, un film da collezione , da avere , da rivedere a distanza di tempo e riassaporare , per
ri -capire quella scena, ri-notare quella smorfia o tic che ci aveva entusiasmato
almeno una volta ,se potete, vedetelo
i neuroni ringrazieranno
ho cercato per tanto questo film visto che è un pò vecchiotto e finalmente poi l'ho trovato!!ero stato spinto più che altro dalla curiosità, visto che avevo letto su una rivista cinematografica che era piazzato al 9 posto tra i 10 film più belli...beh se devo essere sincero a me ha un pò deluso, è troppo lento!!!!!capisco che forse nel 1989 ha creato un pò piu "successo", ma oggi credo che nn farebbe parlare tanto di se...