Primo film di Argento e capolavoro. "L'uccello dalle piume di cristallo" è un giallo avvincente con degli attori perfettamente in parte, una colonna sonora fantastica e spunti registici degni di un veterano della cinepresa e non di un ventinovenne agli esordi. L'identità dell'assassino lascia di stucco lo spettatore, il quale, però, rivedendo il film per una seconda volta, noterà come il regista si sia divertito a cospargere indizi in grado di fargli scoprire l'assassino tempo prima del suo smascheramento. A questo film seguirà un altro capolavoro (Profondo Rosso) e tanti bellissimi films (4 mosche di velluto grigio, il gatto a nove code, suspiria, phenomena, opera ecc.....). E' proprio vero che il buon giorno si vede dal mattino.
Si dice che il primo film sia il "film della vita". In questo senso: nel primo è raccolto tutto un campionario di sogni, aspettative, idee che un regista ha a lungo meditato, fuori (forse, ancora) dalle logiche di mercato, e affidandosi al proprio intelletto e alla propria creatività. Dario Argento nel 1969 volle fortissimamente dirigere lui stesso questo film, da lui sceneggiato, perchè esso già "scorreva nella sua mente", come lui ebbe a dichiarare in più di una circostanza, e perchè temeva che il film potesse essere snaturato dalla mano insensibile di qualche mestierante o di qualcuno che non ne aveva compreso la portata artistica. Io RINGRAZIO DARIO per il coraggio dimostrato in quella circostanza. Il coraggio di imporre le proprie idee (e che idee), e il coraggio di portare sullo schermo, tra mille difficoltà anche in fase di produzione, un'opera che sicuramente ha stravolto i canoni classici del thriller. "L'uccello dalle piume di cristallo" si ispira certamente ad alcuni illustri predecessori, primi fra tutti "Sei donne per l'assassino" di Mario Bava, e, in campo letterario, "La statua che urla" di Fredric Brown. C'è sicuramente qualcosa anche di "papà" Hitchcock nel film di Argento. Ma ciò che sorprende è la grandissima personalità di questo film, intuibile ancora oggi, a distanza di 35 anni. E' un film che ha pagato pochissimo il dazio del tempo. E' chiaro che lo spettatore di oggi è più avvezzo al colpo di scena, e più difficilmente sorprendibile, ma ciò che Argento ha portato sullo schermo 35 anni fa fu realmente di grande impatto. Un campionario di visioni, ansie e paure che segnarono indelebilmente la scena italiana e internazionale dei films di genere di quegli anni. Argento portò alla ribaltà temi e stilemi che furono imitati e scopiazzati a lungo. Il guanto nero dell'assassino, il gusto per la soggettiva, il doppio finale, il "privato" che si trova ad affrontare da solo un'indagine, insomma, ce ne sarebbero da elencare.... "Purtroppo" per lui, in quei radiosi anni '70, Argento ha "seminato" veramente troppo, costruendo attorno a lui un mito, derivante dalle prime riuscitissime pellicole, che gli ha consegnato prematuramente una fama che ha finito forse per soverchiarlo. E' opinione comune che da Opera in avanti Argento abbia drammaticamente perso la vena creativa. Io non credo che sia così.Anche negli ultimi lavori ha dimostrato intuito per certe trovate. Il punto è che il pubblico è cambiato, e, soprattutto, si aspetta da lui di essere ancora sorpreso come nel 1970, quando però, l'inesperienza degli spettatori, giocavano a favore di Argento, che aveva allora molte idee da spendere e molto terreno sul quale costruire. Oggi la grande macchina cinematografica di genere si è spostata su un mercato altamente commerciale, dove va di moda lo spavento a buon mercato, quello improvviso, che ti fa sobbalzare sulla sedia ma del quale ti dimentichi appena uscito dal cinema.
Primo film di Argento e, a mio avviso non tra i migliori, e' ad ogni modo un opera dove si riconosce gia' la mano del maestro (che da li' a poco avrebbe girato Profondo Rosso).
Ci sono moltissime idee e molta carne al fuoco, che verranno poi in seguto riprese dal regista (classico l'espediente del protagonista che ha visto qualcosa che non riesce a ricordare.)
Comunque rimane un buon thriller, anche se un po' datato.
pe certi versi, infantile per certi altri. Il titolo quasi non giustifica il film... certo è che l'aspetto horror di questo giallo è accentuato dallo squallore degli anni 70. Non condivido l'idea esagerata che ha Dario nelle visioni dei vari assassini. Da piccolo ho avuto notti insonni per la colonna sonora senza aver visto il film, ora mi sembra ridicola ed inadeguata. Nel complesso è buono, da cineteca.
Un giallo torbido, macabro, ma decisamente notevole per essere il primo (di una lunga serie) del grande Dario Argento! Interpreti, musica, scenografia, fotografia...tutto molto curato, assieme ad una trama che non sfigura nella banalità e che a poco a poco rivela il mistero che si cela nel film...