10 ore dopo ..
un film che prende a pretesto il futuro ed il passato per raccontare il presente.
il voto ¨¨ puramente indicativo ¨‹¡ø
il film merita di essere visto.
stupefacente, ho visto solo ieri in DVD questo film di w.k.w. Stupendo, struggente, cinico e romantico allo stesso tempo.Nessuno come i registi orientali sa mescolare così efficacemente, ironia ed erotismo, e creare una storia quasi alla david linch, ma senza farti perdere la ragione come nel pur bellissimo insland empire. Grande Leong, attore di una duttilità e di una sapienza interpretativa senza pari,che può trovare paragone solo con i grandi attori europei, ormai in america, con le dovute eccezioni,poche, li fanno con lo stampino, tutti uguali, chi è il+ bravo? nessuno,e nessuno lo sa. Completano il film una superba sceneggiatura, avvincente ed elegante,anche se leggermente prolissa,nella parte finale, e una fotografia curatissima quasi maniacale. ottimo
2046 è di fruizione non semplice, in controtendenza rispetto a certi modelli proposti dalla cinematografia di stampo americano: mancano quasi del tutto le scene di azione, assenti le riprese in esterni. degli interni vengono dati pochi dettagli essenziali, poiché lo schermo è dominato dai primi piani. la vicenda si muove tra autobiografismo (con la voce narrante del protagonista che commenta i singoli episodi), dimensione onirico-immaginaria e rievocazione degli eventi del passato. il protagonista/narratore è uno scrittore impegnato nella scrittura di un romanzo ambientato in un futuro relativamente prossimo (nell’anno 2046, appunto, che è anche quello in cui hong kong diventerà pienamente cinese) dove è possibile – a chi lo desideri – “congelare per sempre i propri ricordi” per renderli stabili e proteggerli dall’evanescenza della memoria. nello stesso tempo, il protagonista vive totalmente immerso nei suoi ricordi e nella loro dolente rievocazione.
il presente amoroso può essere bello, per lui, soltanto nella misura in cui lo proietta nella rievocazione del passato: questa aspirazione lo porta a vivere le vicende amorose del presente con una sorta di cinico distacco e lo porta anche a rinunciare a vivere le sue storie d’amore sino in fondo: a causa di ciò, è dunque perennemente infelice e tormentato e travasa tali stati d’animo in tutte le donne che incontra e che vorrebbero intraprendere con lui una relazione più profonda, non contente di un fugace stordimento dei sensi.
è come se egli inseguisse il sogno utopico di raggiungere e mantenere la presa su qualcosa che non è più, in cerca di un passato rimpianto che fa apparire scialbo quanto gli offre il presente.
gli amori attuali vanno consumati velocemente, ma oltre al fuoco bruciante della passione non deve esserci niente di più.
così, il film è una sorta di apologia dell’amore infelice e della precarietà della vita (di tutto ciò che di effimero può esservi in essa): quando si rinuncia ad esplorare le potenzialità di un nuovo incontro, preferendo vivere dei ricordi di un amore idealizzato, si rinuncia a costruire alcunché di duraturo,.
non per nulla egli, abitando in una dimora precaria e squallida (una camera d’albergo, di fronte alla stanza 2046 dove ha alloggiato una donna che aveva suscitato il suo interesse perché gli ricordava un’altra del passato), sta cercando di scrivere dell’utopia di una società futura in cui sia possibile bloccare per sempre i propri ricordi.
cosa che, ovviamente, non è in alcun modo possibile.
le neuroscienze, infatti, esplorando la cosiddetta “plasticità” neuronale e le sue possibili applicazioni, sono giunte alla conclusione che i ricordi non possono essere eternamente fissati in una forma stabile ma variano in continuazione, essendo sottoposti ad un processo di continua rielaborazione, consona al quel modificarsi dell’interiorità della persona che ricorda a causa della continua mutevolezza di affetti, emozioni e stati d’animo.
C'è chi si meraviglia perchè 2046 non abbia vinto un riconoscimento a cannes. non l'ha vinto semplicemente perchè attraverso i sottotitoli non era possibile capirlo. la quantità di parole e concetti e riferimenti espressi da wkw in questo film è tale che solo attraverso il doppiaggio è stato possibile capirlo, per amarlo o odiarlo.
come cogliere altrimenti le molteplici sfumature espressive di questo capolavoro? chi, giusto per fare un esempio, sarebbe in grado di accorgersi che tutto il prologo iniziale è recitato in cinese e giapponese, dal protagonista del film e da quello del suo romanzo? o chi, se non un cittadino di hk, potrebbe altrimenti cogliere che l'ossessione rituale del natale nasce dal ricordo dell'anniversario dell'invasione giapponese della città?
grazie wkw per aver descritto l'indescrivibile in una continua recherche sulla materializzazione dell'impossibile. una perfetta lezione sul dolore di amare, sulla tensione dell'attesa e sui limiti della realtà.
c'è un ulteriore lettura a cui mi piace pensare sul significato del titolo, oltre che semplice stanza, treno metafisico, temuto anno del ritorno di hk alla cina, ed è quella che in realtà sia 20 e 46, un po' più avanti di 8 e mezzo.
Dov'è finito lo spirito di In the mood for love? I silenzi,le attese, gli sguardi,i fermi immagine sul dolore dei personaggi, le scene al rallentatore, la magia della passione non consumata...Ho trovato 2046 un film troppo lungo ed in qualche modo ripetitivo, una ricerca di perfezione filmica priva di pathos.