Non bisognerebbe mai dire "questo è il peggior film della stagione" perché non sai mai a cosa vai incontro. ma di fronte a un prodotto orribile come "occhi di cristallo" non vengono in mente altre parole. una brutta copia dei film di dario argento (ma senza il ritmo di questi), una palese imitazione dei tanti "gialli del sabato sera" che la nostra beneamata tv di stato ci ammanisce con pervicacia, una trama fritta e rifritta piena di incongruenze, dialoghi di una banalità sconcertante, un lo cascio assolutamente fuori parte e con la stessa immotivata truce espressione dall'inizio alla fine (raramente vista al cinema tale monocorde fissità). bisognerebbe poi dire al regista che la domenica si nota perché ci sono anche il lunedì, il martedì… (se in un thriller ogni singola scena -ma proprio tutte!- deve esprimere tensione, alla fine questa va a farsi benedire).
Una storia interessante, ritmo, buoni attori, eccellente fotografia, cura del montaggio esito plausibile e non scontato.la lezione dei grandi dal grande alfred ad un mai abbastanza rimpianto primo dario argento: sensibilità in ogni caso europea anche se l'impianto è usa. la sensazione di deja vu è normale nell'arte, specie quella grande, spiazza di più la vacuità di certe novità che non portano assolutamente a nulla. copia chi si è esercitato non a rubare ma a cogliere sfumature e senso dal lavoro altrui. in modo perfetto locascio -e i suoi occhi neri senza fondo - rende lo smarrimento di una vita appesa al nulla, nulla che il regista propone magnificamente in una città acromatica e atonale che fa solo da cassa di risonanza a quelle emozioni dell'anima che tutti debbono o vogliono tenere nascoste. eventi dolorosi vissuti nel momento debole della vita e che questa segnano irreparabilmente: otto gli anni di chi allora diventava assassino, sedici quelli di chi perdendo se stesso diventava ispettore. ma l'uno e l'altro nella vita inseguono la possibilità di mutare il loro sguardo dal vetro della fissità nello specchio rovesciato del nulla al cristallo di una ritrovata accettabile identità. bello,dunque, non è un caso che il regista si sia affidato alla sceneggiatura di un romanzo. la letteratura, di genere o meno, è sempre forziere prezioso. il 10 ha un valore predittivo e non assoluto, naturalmente.
La mescolanza della bella fotografia, delle musiche tese, inquiete, la sempre notevole capacità interpretativa di lo cascio, l'attenzione anche alle dinamiche psicologiche rende questo film decisamente interessante, capace di essere apprezzato da più angolature. anche la storia in sè è capace di intrigare e certi espedienti come "la bambola da sposare" su cui si incentra in fondo tutto il nucleo del film è decisamente originale. i colori del film, per come si presentano nelle scene a tratti quasi schizoidi, si dispiegano su particolari, oggetti, ambienti e volti degli attori in maniera davvero magistrale. e' un film che aggancia più che per la storia originaria del trauma (sempre un pò quella) per la freddezza e il rigore della sceneggiatura, per l'interpretazione del protagonista ma in particolare per la capacità di mostrare il tentativo psicotico di ricostruzione dell'oggetto d'amore. un particolare cenno a mio avviso va ad una delle scene conclusive del film, quella cioè in cui il maniaco, ucciso da giuditta, cade dalla finestra della villa bruciata nel profondo del mare sottostante e in cui sprofonda con un volto in cui si mescolano i suoi tratti e quelli della schizoparanoica madre.
era tempo ormai che in Italia non si vedevano thriller così emozionanti. Ho trovato l'interpretazione di Lo Cascio veramente buona. Il film è un giusto mix di scene macabre, psicologia, buoni dialoghi con degno finale a sorpresa.Il film gode inoltre di una certa credibilità. L'ambientazione per certi versi ricorda quella dei film gotici anche perchè non è stato ambientato in Italia. Bravo Puglielli, siamo ormai stanchi dei filmoni americani tutti effettacci e senza un minimo di pathos.