Thriller psicologico a basso costo che divenne un piccolo caso, perché riuscì a incassare oltre 100 volte il budget speso per la realizzazione e diverse critiche favorevoli. Successo meritato a mio parere, perché nel suo piccolo Open Water è piuttosto efficace, nonostante una trama esilissima e prevedibile e la totale mancanza di azione ed effetti speciali. La difficoltà sta tutta nel riuscire a superare indenni il primo quarto d'ora: i primi minuti sono infatti quasi fastidiosi a vedersi, la regia è veramente pessima e le inquadrature trasudano amatorialità da tutti i pori; il successivo giro tra i mercatini della località turistica, poi, sembra una di quelle docu-fiction che si vedono in programmi tipo Alle falde del Kilimangiaro. Ma una volta arrivati in mezzo all'oceano il film ingrana eccome, dimostrando che non serve spendere milioni per riuscire a inquietare. Open Water ha la capacità di far immergere completamente lo spettatore nella vicenda, di farlo calare nei panni dei protagonisti, rendendolo partecipe del loro dramma. Questo è possibile soprattutto grazie alla cura dedicata alla rappresentazione degli stati emotivi e delle reazioni psicologiche, che appaiono sempre molto verosimili: l'iniziale incredulità e l'autoconvicersi che tutto si risolverà per il meglio lasciano gradualmente spazio al panico, con conseguenti crisi isteriche, esplosioni di rabbia e litigate in cui Susan e Dan si rinfacciano presunti torti; poi, il terrore vero e proprio, la paura di restare soli, ed infine la disperazione più totale, quella che spinge a pensare che la morte sia preferibile all'attesa della morte stessa. L'oceano si è dimostrato una location in grado di suscitare ansia e tensione sempre più palpabili: apparentemente immobile e deserto, nasconde in realtà molti pericoli invisibili che possono colpire in ogni momento e senza preavviso, senza contare la progressiva stanchezza e la disidratazione. In definitiva, non è roba da annali cinematografici, ma è comunque un film che raggiunge pienamente e adeguatamente lo scopo che si prefigge, per cui un 7 ci sta tutto. Consigliato agli amanti del brivido, mentre dovrebbe evitarlo con cura chi non può fare a meno di effettoni milionari e regia e fotografia da premio oscar, questo film non aveva né i mezzi né l'intenzione di colpire con virtuosismi e scene spettacolari, per cui se non si tollera lo stile simil-documentario è meglio evitare a priori la visione invece di lamentarsene poi.
Io ricordo questo film anche a distanza di anni e non capisco proprio come certa gente si sia addormentata durante la visione! E' un susseguirsi di ansia e di angoscia, sin dalle prime scene: due esseri umani in balia totale del Mare, con la emme maiuscola! L'intelligenza umana , in certe situazioni, non può fare quasi niente o poco nei confronti della Natura , che a volte rivela inaspettata il suo lato malvagio pronto ad artigliare, come artigliano a volte le unghie di un gatto nascoste dietro zampettine di velluto! Riflessioni sulla caducità della potenza umana: noi esseri umani ci crediamo la specie più potente di tutto il pianeta ma di fronte alla grandiosa e terribile maestà della Natura -conosciuta anche attraverso e a causa di piccoli e banali imprevisti e disattenzioni - siamo proprio un misero, insignificante puntino !
Sebbene sia un appassionato di questo genere di film,penso che non ho mai visto un film talmente noioso,insignificante....dopo 10 minuti stavo dormendo...
sconsiglio vivamente a tutti la visione di questo stupido film
bel film cmq nn ho capito fino in fondo il significato di questo film e soprattutto,visto ke è tratto da una storia vera,cm hanno fatto i produttori a rakkontare la storia...in fondo sn morti entrambi.