Terra di confine
Kevin Costner ci riprova e torna nel selvaggio west dove dirige oltre ad interpretare e produrre, il suo terzo film. Questa volta racconta la faticosa vita dei cow boy, alle prese con le dure leggi della natura e con la propria solitudine nella quale così spesso si rifugiano per allontanare un passato doloroso e violento.
Charley Waite (Costner) e Boss Spearman (Robert Duvall) hanno ritrovato la propria libertà proprio in quelle sconfinate pianure dell'Ovest. Ma una banale tempesta che disperde la mandria, li costringerà a scendere nella città più vicina, governata dalla paura e dalla tirannide. In quella città il solitario Charley, conquistato dalla forza e dal coraggio della non più giovane Sue (Annette Benning), dovrà affrontare i demoni che lo perseguitano ed arrivare allo scontro violento con i despoti della cittadina.

I cow boy di cui parla Costner non sono i personaggi silenziosi che ci si aspetta. Dismessi gli abiti romantici di uomini dal passato misterioso che posseggono solamente un cavallo, un fucile e gli abiti che indossano, il Charley e il Boss raccontati dall'attore e regista sono uomini con i dubbi e le necessità di tutti, la cui vita è resa ancor più complessa da quella terra che un tempo si poteva attraversare liberamente.
Un genere difficile quello del western made in USA, soprattutto rispetto all'attuale momento politico che mal si accompagna all'imperialistico fervore belligerante americano. Se poi pensiamo che l'ultimo western di successo risale al 1992 con "Gli Spietati" di Clint Eastwood, le cose possono apparire ancor più complicate.
Ma Costner per sua stessa ammissione, raramente ha preso in considerazione lo star system hollywoodiano e ancor meno si è curato delle leggi dell'economia cinematografica. Continua invece a puntare unicamente su una personale idea di cinema, producendo i propri film quando nessun'altro è intenzionato a farlo. E guai a dirgli che "Waterworld" è stato un fiasco. Anche perché, a onor del vero, è una di quelle leggende metropolitane senza fondamento, visto che il film ha incassato esattamente il doppio del budget utilizzato per realizzarlo.
Indiscutibile che l'ex John J. Dunbar, alias "Balla coi Lupi", regali con la sua "Terra di Confine" un magnifico spettacolo: dalle vaste praterie in cui temporali e bufere assumono sconcertanti proporzioni alle sparatorie altrettanto plateali che non mancano di ricordare gli eroi "cantati" da maestri come John Ford o Sergio Leone. Non c'è altro, a parte certo le scontate interpretazioni perfette di attori come Robert Duvall. Ma in fondo visto che l'Era del West è lontana, potremmo anche accontentarci di questo edulcorato nuovo genere del Terzo Millennio.

Valeria Chiari

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