Ogni volta che te ne vai
Orfeo (Fabio de Luigi) fin da piccolo vuole cantare. Cresce, ed invece di sognare una musica da Travolta, si invaghisce di quella che scorre liscia tra le campagne, che tiene il tempo a chi danza, che quando la canti non ti guarda nessuno perché se qualcuno ti guarda vuol dire che qualcosa non sta andando nel verso giusto. Conosce Pamela (Cecilia Dazzi) fin da piccola, e pudicamente si innamora. Se la ritrova nel letto matura e generosa, ma non la guarda mentre si spoglia, la rispetta senza coglierne il frutto.
Perde la madre da piccolo, il padre lo tira su senza fargli mancar nulla. Prova a fare di lui un venditore di sanitari, ma vedendolo poco attratto dalla professione, vende tutto e spacca l'ultimo cesso sulla collina dove mostra la nuova proprietà ad Orfeo. Chiude con i sanitari e apre con le danze. L'obiettivo è ambizioso: vincere il Casadei Day, e lanciare figlio e balera.
Tutto fila liscio fino a che Pamela non si fa cogliere il frutto per poi scappare di nuovo all'estero. Senza di lei il gruppo si ferma. Orfeo si deprime. L'amico batterista (Rolando Ravello), in crisi con la ragazza che vuol farsi suora, è rapito dalla stessa apatia.
Dalle stelle allo stallo solo il padre può tirali fuori. Rintraccia Pamela e la riporta a cantare. Lei ritrova Ofreo e tutto è bello finché dura, finché non si vuole regolarizzare l'unione, finché si canta e si balla, finché tutto è fatto in funzione di una gara da vincere, di un traguardo da tagliare, ma poi mettere i paletti, i recinti, tarpar le ali o inforcare anelli è tutta un'altra cosa.
Se non posso averti sempre qui, mi basta sapere che di sicuro, ogni volta che te ne vai, ritorni!
Il regista (Davide Cocchi) al suo primo lungometraggio, parte dalle sue terre, dalla sua gente, dai suoi colori e soprattutto dalle musiche che scandiscono bene il suo ritmo. Dirige un film lineare, con una passione mai strabordante, con una drammaticità mai oltre la singola lacrima, ed una comicità che non costringe a tenersi la pancia. Il film, come il tema, fila liscio senza strappi e grosse sorprese.
I due protagonisti tolgono e mettono con moderazione. Lei asciuga il personaggio comunicando volatilità, senza bisogno di grossi discorsi, scendendo poche volte sulla terra. Lui ben piantato sul palcoscenico è bravo ad alleggerire la sua immobilità con una serena risatina da sognatore.
Ravello, nel ruolo del batterista scintilla, che accende il ritmo e ripara anche le macchine, è bravo, e la sua voce profonda e tonda, ce lo fa apprezzare ad occhi chiusi.
Insomma bravi attori, tanta musica, bei colori, ma...
Andrea Monti
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