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Occupation: Dreamland
Falluja città martire. Per piegare la resistenza della guerriglia ostile all'invasione militare dell'Iraq, l'offensiva statunitense - in barba alle leggi internazionali e tenendo alla larga stampa e TV - ha bloccato energia elettrica e mezzi di sussistenza, deportato l'intera popolazione, utilizzato fosforo bianco, violato i luoghi di culto. Nei titoli di coda si stimano mille vittime, ma purtroppo la testimonianza del documentario si ferma alla vigilia dell'assalto finale. Anche se si avverte il sentore di come sarebbe poi andata ("io li farei saltare in aria tutti, non gliene frega niente di noi" dice uno dei militari).
I registi Garrett Scott (pure produttore, morto prima del premio agli Independent Sprits Awards 2006) e Ian Olds si sono messi al seguito di una divisione dell'esercito a stelle e strisce. I soldati dicono la loro, e a volte lo fanno anche gli abitanti incontrati durante i pattugliamenti. I primi sono ragazzi arruolatisi generalmente per mancanza di prospettive che, se si domandano il senso della propria presenza lì, a volte arrivano a risposte non edificanti per il proprio paese. Cioè che la guerra significa soldi, che verrà creato un governo favorevole agli interessi USA, oppure che guardando la lista dei terroristi più pericolosi si scopre che provengono tutti dall'alleata Arabia Saudita.
E gli iracheni? Si lamentano delle promesse di libertà, protezione, servizi mentre vedono solo armi e arresti di intere famiglie a caso (donne comprese, fatto considerato peccato). Vogliono lavoro, e credono che gli americani vogliano rubargli il petrolio. I marines comprendono le loro ragioni, ma la guerra è guerra e l'unico codice valido è "mors tua vita mea". Specialmente dopo aver scoperto che in azione si può crepare, i metodi si fanno brutali, con insulti, pallottole facili, prigionieri incappucciati. Per rendere il clima di una situazione assurda, più di qualsiasi fiction o propaganda, la scena dell'irruzione in una casa da perquisire: i militari parlano tra loro del più e del meno davanti agli occhi terrorizzati di mamme e bambini che non capiscono quella lingua.
La frase: :"La gente vuole la bistecca, ma non vuole sapere come viene macellata la mucca".
Federico Raponi
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